Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu/189

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presso gli Egizj, i Fenicj, e i Persi. 83

[Parti dell'umana figura. Capo...] §. 6. Per ben giudicare del disegno del nudo deggiamo separatamente trattare delle parti estreme della figura, cioè del capo, delle mani, e de’ piedi. Nelle teste egiziane gli occhi sono piani e porti obbliquamente: non sono profondamente incavati, come nelle statue greche, ma quasi a fior di testa; piane o compresse pur ne sono le sopracciglia che soltanto da una leggera e sottil prominenza veggosi indicate. Nelle figure egiziane, che hanno molto ideali le forme senza però avere una bellezza ideale, gli artisti non mai giunsero ad esprimere negli occhi e nelle ciglia l’idea del grande, siccome poscia fecero i Greci internando maggiormente la pupilla, onde nascono de’ lumi e delle ombre che fanno un grande effetto1. Le ciglia, le palpebre, e gli orli delle labbra per lo più sono indicati soltanto con linee incavate. In un’antichissima testa muliebre di grandezza naturale in basalte verde, esistente nella villa Albani, la quale ha gli occhi


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    gli uomini. Egli scioglie ogni difficoltà negando che le statue degli animali da Winkelmann rammentate siano veramente del primo stile egiziano. Diffatti se per la legge supposta dall’Autore non hanno potuto gli egiziani artisti rappresentare in miglior maniera le figure delle divinità, per la stessa non avrebbero nemmeno potuto ben esprimere quelle delle bestie; poiché sotto l’immagine di queste, in parte almeno, quelle veniano sovente raffigurate. [Il sig. Paw loc. cit. non nega assolutamente; ma dice soltanto, che non è provato, che tutte le statue d’animali citate dal nostro Autore, e i leoni egiziani del museo di Dresda lodati da Casanova, siano del primo stile. Piuttosto si può negare con sicurezza una tal differenza tra le figure umane, e quelle degli animali. Primieramente, Platone citato sopra pag. 72. n. b., e Sinesio parimenti citato alla pag. 71. n. c. nel riportare la legge fatta dai sacerdoti agli artisti egiziani di lavorare le figure delle divinità secondo le forme loro prescritte, non ne parlano affatto: e argomentando da ciò, che racconta Achille Tazio de Clitoph. & Leuc. amor. lib. 3. in fine, degli stessi sacerdoti, i quali andando a riconoscere gli uccelli sacri per dar loro sepoltura, non si fidavano del solo vederli, e ravvisarli per quelli, che erano; ma li esaminavano diligentemente in confronto della descrizione, che ne avevano nei libri sacri; possiamo credere, che non solamente venissero comprese nella legge le figure loro così descritte; ma che i sacerdoti obbligassero gli artisti a usar più diligenza, e cautele, e star più attaccati a quelle descrizioni, che nel far delle figure umane, le quali non aveano bisogno di tante minute osservazioni per essere riconosciute. In fecondo luogo esaminando i monumenti, ritrovo, che le due figure virili dell'obelisco del sole in Campo Marzo non la cedono alle figure di animali, che vi sono; e la testa ancora intiera di una è bella quanto quella di una sfinge, come ho fatto osservare nella nota precedente. La testa di Canopo in alabastro, di cui parlerò appresso al capo IV. §. 18., è molto bella, e quanto possano essere le dette sfingi; ma bella sopra tutte forse le figure egiziane, che possano vedersi, e di una gran leggiadria, e morbidezza, è la pastosora di basalte verde, che descriverò qui sotto alla pag. 87.; e di altre figure potranno farne il confronto i curiosi.

  1. La forma degli occhi stiacciati, e troppo allungati in tante figure egiziane, se noi ammettiamo che ricopiassero la natura, come osserva il nostro Autore sopra pag. 66. §. 5., deve ripetersi dal male, che generalmente vi soffrivano, e di cui si devono intendere Giovenale Sai. 13. v. 93., e Persio Sat. 5. v. 166.