Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu/255

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presso gli Egizj, i Fenicj, e i Persi. 145

estese cognizioni1. Ma siccome fino a noi pervennero alcune monete fenicie e qualche basso-rilievo d’artisti persiani; perciò, nel tessere la storia delle arti, non dennosi interamente omettere quelle nazioni.

[Influì su di esse il clima...] §. 1. I Fenici, oltre molti altri paesi poscia conquistati, abitavano le più belle coste d'Asia e d'Africa sul mediterraneo; e Cartagine, colonia loro, fabbricata secondo alcuni cinquant’anni avanti la distruzione di Troja2, godea d’una sì temperata e sì costante atmosfera, che, al riferire de’ moderni viaggiatori, a Tunisi città edificata presso i confini dell'antica Cartagine, il termometro sostiensi costantemente tra i 29. e 30. gradi3.

[... la figura degli abitanti...] §. 2. Doveano per tanto que’ popoli, i quali secondo Erodoto4, erano uomini sanissimi, aver una forma assai regolare, cui naturalmente imitata avranno ne’ disegni delle figure i loro artisti. Livio parla d’un giovane Numida di straordinaria avvenenza, fatto prigioniere da Scipione nella battaglia contro Asdrubale a Becula in Ispagna5; ed è celebrata in tutte le storie la famosa beltà di Sofonisba sposa prima di Siface e poi di Massinissa.

Tom. I. T §. 3. Era
  1. Probabilmente i Fenicj non ebbero mai statue o bassi-rilievi in marmo: altrimenti come mai i Romani, che le loro soggiogate città depredarono, non avrebbero eglino trasportati nella capitale que’ monumenti dell’arte fenicia, siccome fatto aveano delle opere degli Etruschi, de’ Greci, e degli Egizj? E se ciò fosse avvenuto, come non ne avrebbero parlato gli storici nel descrivere le prede fatte a Cartagine, e in altre città fenicie? Come fra le tante reliquie di antichi lavori, che si sono dissotterrate in Roma, non si è trovato mai verun avanzo di statua o di basso-rilievo spettante a quella nazione? Si servirono bensì i Romani frequentemente del marmo numidico o libico (che anche oggidì chiamasi breccia africana), ma soltanto per formarne colonne, lastricarne i pavimenti ed intonacarne le pareti, Juvenal. Sat. 7. v. 182., Horat., Varron., Sveton. &c.; poichè essendo quel marmo irregolarmente a più colori macchiato, non potea adoprarsi per farne delle figure. Il primo, che introdusse in Roma il marmo numidico, fu M. Lepido, Plin. l. 36. c. 6 sect. 8. che n’adornò l’atrio della propria casa. L’imperador Adriano cento colonne di marmo libico fece trafportare in Atene, e venti a Smirne per adornare i ginnasj da lui eretti in quelle città, Pausan. lib. 1. cap. 18. pag. 43. in fine, e Marm. Oxon 21. [Stazio Sylv. lib. 1. cap. 5. v. 25. segg. parlando dei varj preziosi marmi, che ornavano il bagno di Claudio Etrusco, vi mette il marmo bianco, che si cavava nei monti di Tiro, e di Sidone:

    So!a nitet flavis Nomadum decisa metallis
    Purpura, sola cavo Phrygiæ quam synnados antro
    Ipse cruentavit maculìs lucentibus Atys:
    Quaeque Tyrus niveas secat & sidonia rupes,

  2. Appian. De Bell. punic. princ.
  3. Shaw Voyag. Tom. 1. pag. 281.
  4. lib. 2. cap. 44.. pag. 125.
  5. lib. 27. cap. 20. n. 19.