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e su questi Ulisse, cui perciò pareami di ravvisare nella figura del giovane eroe, il quale abbraccia una fanciulla che tenta fuggirgli di mano. L’immagine della divinità, che qui sembra indicare il luogo, avrebbe rappresentata Giunone a Sparta, la quale avea una simile cuffia, come ho detto disopra pag. 194.

§. 39, Ma poiché Penelope due sole sorelle avea, cioè Erigone ed Istima che pur non ebbero niuna parte nella corsa, cangiai pensiere e credei di meglio colpire nel segno, immaginando che quella corsa ivi si esprimesse, cui Danao re d’Argo propose per maritare le quarantotto sue figlie. Queste, allorché per ordine del padre, tranne la sola Ipermestra, altrettanti figli d’Egitto loro zio paterno in una notte ebbero trucidati, si meritarono per tale atrocità un abborrimento universale. Difficil cosa era per tanto al padre il trovar chi le chiedesse a spose; onde si rifolvè di concederle (senza pretendere la dote ossia li prezzo, siccome allora s’usava) a coloro fra la gioventù, che esse avessero scelte a proprio piacimento. E poiché nemmeno a tal condizione trovarono chi al loro possedimento aspirasse, Danao propose una corsa, in cui i primi a giugnere al termine avesser a scegliere i primi la sposa fra le sue figlie, e ai più tardi toccassero quelle che avanzavano. Ciò sappiamo di tal corsa, ma ignoriamo quali fossero i concorrenti, e quali fieno stati i più veloci o i più lenti al corso.

§. 40. La figura della dea esser potrebbe la Giunone di Argo, come rilevasi dalla cuffia che essa portava simile a quella della nostra figura; se non che in tal supposizione non si sa più rendere ragione di ciò che la statua ha nelle mani. Potrebbe questo convenire a Rea, avendo molta somiglianza colla pietra che, fasciata a foggia d’un bambino, Rea presenta a Saturno in un’ara quadrangolare del museo Capi-


toli-