Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu/351

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p r e s s o   i   G r e c i , ec. 241

in un paese devono fiorire: e certamente la Grecia era una contrada a tal uopo convenientissima. Epicuro1 quando disse che il talento per la filosofia a’ soli Greci era proprio, avrebbe ben potuto dire a maggior diritto lo stesso del talento per le arti; imperocchè molti vantaggi a ben riuscirvi, che noi appena possiamo immaginarci, esistevano veracemente presso di loro. La natura, dopo d’esser passata per tutt’i gradi dall’arso equatore all’agghiacciato polo, sembra essersi fissata in Grecia come in un punto di mezzo fra l’inverno e la state2; e quanto più a quello bel clima s’avvicina, tanto più è lieta e piacevole, tanto più generalmente animate e spiritose ne son le figure, tanto più decisi ne sono i tratti, e pieni di moltiplice espressione. Ove la natura non è avviluppata in nebbie, nè circondata da pesanti vapori, ma può liberamente operare sotto un cielo sereno e ridente, qual ci viene descritto da Euripide il cielo d’Atene3, compie più presto e perfeziona le belle forme de’ corpi, vigorosamente elevandosi ne’ più robusti, e principalmente nel più bel sesso. Così diffatti avveniva e avvien pure oggidì, per consenso di tutti i viaggiatori, nella Grecia. Ciò per tanto, che narrano gli Scoliasti degli antichi poeti circa le lunghe teste e i lunghi volti degli abitatori della penisola Eubea4, deesi tener in conto di sogni insussistenti, immaginati per trovare l’etimologia del nome d’alcuni uomini che ivi abitavano, chiamati Μάκρωνες, cioè lunghi.

[... pel pregio in cui teneasi la bellezza...] §. 4. Sentivano ben i Greci, come dice Polibio, la preferenza che a questo titolo doveasi loro sulle altre nazioni5; e diffatti da nessun altro popolo era tenuta in sì alto pregio la beltà come da loro. I sacerdoti di Giove adole-

Tom. I. H h scen-


  1. Ap. Clem. Alex. Strom. lib. 1. num. 15. pag. 355. lin. 2. oper. Tom. I.
  2. Herod. lib. 3. cap. 106. pag. 250. Plato in Tim. oper. Tom. 2 iiI. pag. 24. C.
  3. Med. vers. 829., & 839.
  4. Scholiast. Apoll. lib. 1. vers. 1024.
  5. lib. 5. pag. 431. princ. [ Per riguardo ai loro meriti, e prodezze, come dice Polibio, non per la bellezza, o statura vantaggiosa.