Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu/429

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n e l l e   v a r i e   f i g u r e , e c. 319

non le oltrepassa il ginocchio; ma talora è pure effigiata in veste lunga1, ed è la sola dea che in alcune sue figure porti scoperta la destra mammella.

[Cerere.] §. 12. Cerere in nessun luogo è stata effigiata con sì belle sembianze, quanto in una moneta argentea della città di Metaponto nella Magna Grecia, esistente nel museo del duca Caraffa Noya a Napoli. Nel rovescio vi sono, secondo il solito, impresse delle spiche di frumento, sulle cui foglie posa un sorcio. Essa ha qui, come su altre monete, il manto tirato di dietro sulla veste; e porta intrecciato fra le spiche e le foglie un diadema elevato alla maniera di Giunone, coperto in parte dai capelli, che ha graziosamente sciolti e sparsi sulla fronte: il che forse ne esprime il dolore per la rapita sua figlia Proserpina.

[Proserpina.] §. 13. Le città della Magna Grecia e della Sicilia sembrano essersi molto studiate di dare sulle loro monete, sì alla madre che alla figlia delle due testè mentovate dee, la più sublime bellezza; e difficilmente si troveranno, eziandio pel conio, monete più belle di alcune siracusane, rappresentanti una testa di Proserpina, e nel rovescio un vincitore su una quadriga. Quelle monete avrebbon dovuto esser meglio disegnate e incise nella collezione del museo di Pellerin2. Si vede in esse Proserpina coronata di frondi lunghe e appuntate simili a quelle che ornano insieme alle spiche la testa di Cerere; e quindi le credo foglie dello stelo del grano, anziché di canna palustre, quali furono giudicate da alcuni scrittori, che perciò s’avvisarono di vedere in quelle monete l'effigie della ninfa Aretusa.

[Ebe.]

§. 14. Rarissime fra le figure delle dee sono quelle di Ebe. Se ne vede soltanto il busto su due bassi-rilievi; e su uno


di


  1. Tale è quella del Museo Pio-Clementino Tom. I. Tav. 30., già della villa Panfili. Nella Tavola 31. se ne vede una succinta anche di buon lavoro.
  2. Rec. de Med. des peupl. &t des villes, Tom. iiI. pl. 111. pag. 112.