Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu/449

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n e l l e   v a r i e   f i g u r e , e c. 339

der Clitennestra in lontananza, e come in un’altra camera, tenendo fsoltanto la fiaccola, onde far lume all’uccisore, senza voler ella stessa lordarli le mani nel sangue dello sposo1. Così in un quadro del mentovato Timomaco dipinti erano i figliuoli di Medea che alla madre di stilo armata per trucidarli sorrideano; onde il furor materno venia temperato dalla pietà all’aspetto dell’innocenza di que’ bambini2: e ove questo misfatto vien rappresentato in marmo, vedesi Medea incerta se debba o no cosi vendicarsi.

§. 21. Pel medesimo principio i più abili artisti studiaronsi sempre di evitare le positure scomposte e indecenti. Si osserva eziandio che sovente dalla verità s’allontanarono piuttosto che dalla bellezza. Così, per omettere altri monumenti, Ecuba su un basso-rilievo da me pubblicato3 vien figurata qual donna che appena è sul finire dell’età fiorente, sebbene altrove generalmente soglia rappresentarsi rugosa in volto, come vedesi nella di lei statua nel museo Capitolino4, e su un guasto basso-rilievo nella badia di Grotta-ferrata; anzi su un marmo della villa Panfili le si vedono lunghe, flosce, e pendenti le mammelle. Applicar si dee questa osservazione eziandio alla figura della madre di Medea nel bellissimo vaso di terra della collezione Hamiltoniana, ove essa non par più vecchia della propria figlia.

§. 22. Gli uomini illustri e i re vengono rappresentati in una maniera dignitosa, e quali appunto essi mostrerebbonsi agli occhi dell’universo. [...delle imperatrici... ] Le statue delle imperatrici romane rassomigliano alle eroine. Lontane da ogni maniera artificiosa e raffinata nel gesto, nel contegno, e negli at-


V v ij teg-


  1. Vedi Mon. ant. Par. iI. c. 27. p. 196.
  2. Anthol. lib. 4. cap. 9. [ Il pensiere di Winkelmann è bello; ma in nessuno dei dieci epigrammi, che sono in questo capo dell’Antologia, si dice, che i figli sorridessero alla madre. Vi si rileva soltanto, che nelle figure di Timomaco rappresentanti Medea in quell’atto d’uccidere i figli, parevano contrastare in lei il furore d’un’omicida, e l’amor di una madre.
  3. Monum. ant. num. 145.
  4. Vedi qui appresso §. 25. n. b. p. 342.