Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu/478

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368 D e l   B e l l o   c o n s i d e r a t o

no come serpeggiando, in guisa che somigliano, per così dire, ai giovani tralci di vite1: somiglianza, che in qualche maniera si potrà trovar giusta, ove si consideri la posizione ripiegata degli orli d’una bella palpebra, quali appunto veggonsi nelle più celebri teste ideali, per esempio nella Venere, nell’Apollo, nella teda di Niobe, e nelle figure colossali, fra le quali tal proprietà delle palpebre è sommamente rimarchevole e sensibile nella Giunone della villa Lodovisi. Nelle teste di bronzo del museo d’Ercolano veggonsi ancora sul margine delle palpebre i segni de’ piccoli peli (βλεφαρίδες) che ivi con sottili puntine erano indicati.

[... e delle sovracciglia.] §. 19. La bellezza dell’occhio acquista risalto, e viene questo quasi coronato dalle sovracciglia, che tanto più son belle, quanto più sono sottili: la qual cosa nella scultura si esprime con formare ben deciso e affilato angolo dell’osso che sta sovra l’occhio. E’ questo l’ὀφρύον τε τὸ εὔγραμμον, che Luciano2 trovò sì bello nelle opere di Prassitele3. Ove in Petronio4, che indica le proprietà delle belle sovracciglia, si legge: supercilia usque ad malarum scripturam currentia, & rursus confinio luminum pene permixta, a mio credere, in vece di scripturam, che non ha alcun significato, legger dovrebbesi stricturam. Io ben so che la voce strictura, ha presso i Latini tal senso che qui non potrebbe applicarsi; ma ove a tal voce diasi il senso del verbo stringere da cui deriva, allor Petronio avrebbe voluto dire: fino ai confini delle guance sopra le gote; poiché stringere5 significa anche radere, cioè strisciare o toccare esattamente6.



§. 20. Mi


  1. In Hesiod. Theog. pag. 234. col. 2. princ.
  2. Imag. §. 6. Tom. iI. p. 463. [ Si spiega nella traduzione: supercilia ad amussim facta
  3. Lo dice della sola Venere di Cnido, di cui abbiamo parlato alla pag. 316. not. c.
  4. Satyric. pag. 455.
  5. Virg. Æneid. 8. vers. 63.
  6. Non era necessaria questa osservazione di Winkelmann, nè la sua correzione; perchè tutte le edizioni, trattane forse la sola prima, leggono stricturam, come in quella, di cui ho portate le parole sopra pag. 358. col. 1.