Pagina:Storia delle arti del disegno II.djvu/125

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presso i Greci e presso i Romani. 119

il bello, non sono ancora interamente sviluppate; onde delle altre due prime Grazie non fono ancor suscettibili. Potrebbe quella Grazia chiamarli comica, dando alle altre due l’aggiunto di tragica e d’epica.

§. 21. La Grazia comica si vede espressa nelle teste d’alcuni Fauni e di qualche Baccante per mezzo d’un riso gioviale, per cui gli angoli della bocca tendono in su; e osservasi che, ove la giovialità vien espressa da questi tratti, il volto ha sempre un profilo volgare e compresso, ossia il naso incavato. Questa Grazia è propria eziandio alle teste del Correggio; onde Grazia Correggesca vien detta, avendo esse il testè mentovato carattere.

§. 22. Può quindi spiegarsi in qual senso presso Platone la voce ἐπίχαρις, grazioso, prendeasi come sinonimo di σιμὸς, di naso compresso o simo1, e perchè Aristeneto2 dice sulle tracce dello stesso Platone: καὶ ὁ μέν τις τῶν νέων ὅτι σιμός, ἐπίχαρις παρά σοι κληθεὶς ἐπαινεῖται. Questa voce σιμὸς significa propriamente un naso incavato, ed è il contrario di γρυπὸς, che denota un naso sollevato ed aquilino, nel cui opposto pare a prima vista non potersi esprimere nessuna grazia. Da Lucrezio però possiamo ricavare intorno a ciò qualche lume, e giustificare Platone, argomentando secondo il noto assioma de’ matematici che, se due cose convengono con una terza, convengono pur fra di loro. Presso il poeta latino simo (simulus) preso dal greco σιμὸς è un sinonimo di Σίλενος, Sileno, di cui è pur sinonimo ἐπίχαρις, grazioso, essendo presso i Greci compresi sotto il nome di Sileno eziandio i Satiri e i Fauni, dei quali è propria una


cer-


  1. De Republ. l. 5. op. Tom. iI. p. 474. D. Ἢ οὐχ οὕτω ποιεῖτε πρὸς τοὺς καλούς; ὁ μέν, ὅτι σιμός, ἐπίχαρις κληθεὶς ἐπαινεθήσεται ὑφ᾽ ὑμῶν, τοῦ δὲ τὸ γρυπὸν βασιλικόν φατε εἶναι. [ Nonne ita soletis esse affecti erga formosos? Hic nimirum quia simus est, gratiofus a vobis dicitur, & eo nomine laudatur etiam: aquilinum, regium appellatis.
  2. lib. 1. epist. 18. pag. 125. Itaque juvenum si quis simus, laudas tanquam concinnum.