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120 Progressi e Decadenza dell’Arte

certa grazia. Quindi pure si spiega come per questa grazia, che chiamammo anche grazia fanciullesca, l’espressione σιμὰ γελῶν, applicata all’Amore in un greco epigramma1, debba intendersi non del naso simo, ma del di lui furbo e insieme grazioso sorriso; e perciò in un altro epigramma vien nominato lo stesso Amore senza l’aggiunto di σιμὸς2.

§. 23. Per dare una più chiara idea di questa grazia addurrò qui ad esempio una non guasta tesi:a della statua d’una Baccante, esistente nella villa Albani. Non potendo essa credersi un ritratto copiato da un volto naturale, deve considerarsi come una bellezza ideale; e ciò non ostante ha un profilo incavato, e gli angoli della bocca e gli occhi tirati in fu alla maniera d’alcuni Fauni; dal che deggiamo inferire che gli antichi artisti nelle figure delle Baccanti, comechè ideali, esprimessero quella che grazia chiamavasi da Sileno o da Fauno. Sovviemmi a questo proposito, che i Romani per giuoco chiamarono simo l’imperator Galba3, sebbene altronde avesse questi un naso aquilino4. L’autore del museo Capitolino unisce insieme quelle due proprietà, e ci narra seriamente che Galba non solamente aveva il naso aquilino, ma anche schiacciato5, senza riflettere che ciò rinchiude una manifesta contraddizione. I commentatori di Suetonio non toccano punto quella difficoltà, che a mio parere vien subito sciolta, ove la voce simo prendasi qui per antonomasia, come dicono i grammatici, cioè dicendo per giuoco l’opposto di quello che si vuole significare; e in tal caso chiamarono simo o naso schiacciato quell’imperatore per beffeggiare il rilevato suo naso.

[Delle figure de’ puttini.] §. 24. Ignoriamo se gli artisti dello stile sublime, che aveano per iscopo le figure perfette de’ corpi adulti, siansi


ab-


  1. Anthol. lib. 7. n. 15. v. 4. edit. 1600. pag. 584. [ Simis naribus ridens.
  2. ibid. pag. 585. seq.
  3. Suet. in Galba, cap. 13.
  4. Lo stesso ivi, cap. 21.
  5. Bottari Mus. Capit. Tom. iI. Tav. 19.