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134 Progressi e Decadenza dell’Arte

[Lavori fatti fuor di Roma.] §. 10. Quando si parla dei monumenti dell’arte nella sua decadenza, è necessario che ben si distinguano le opere che in Grecia o in Roma furono lavorate, da quelle che formaronsi nelle altre città e colonie del romano impero; e tale osservazione non solo riguarda i lavori in marmo o in altre pietre, ma s’estende eziandio alle monete. Circa queste già è stata notata la differenza, e si fa che le monete coniate suor di Roma al tempo degl’imperatori non uguagliano quelle che coniate furono nella capitale; ma non è stata ancora notata la stessa differenza riguardo alle opere di marmo. Si ravvisa però chiaramente ne’ bassi-rilievi che trovansi a Capua ed a Napoli, uno de’ quali nel palazzo Colobrano, rappresentante alcune fatiche d’Ercole, sembrar potrebbe un lavoro de’ mezzi tempi. Ancor più evidentemente si scorge tal differenza nelle teste di varie divinità scolpite ne’ sassi che chiudevano gli archi esreriori dell’antico anfiteatro di Capua, due delle quali sono ancora al proprio sito, cioè Giunone e Diana. Tre altre di queste pietre, rappresentanti Giove Ammone, Mercurio, ed Ercole, vedonsi immurate nel palazzo de Consiglio della nuova città chiamata altre volte Casilino. In appresso avrò occasione di parlare sì dell’anfiteatro, che del teatro di quella città. La maggior parte delle mentovate figure non sono già di marmo, non essendovi marmo bianco nell’Italia inferiore, ma d’una bianca e dura pietra, di cui son pur composti per lo più gli appennini sì in quel regno, che nello Stato ecclesiastico.

§. 11. La stessa differenza può ravvisarsi nell’architettura de’ tempj e delle altre fabbriche che sotto i cesari s’innalzarono in Roma in confronto di quelle che al tempo medesimo si costruirono nelle città provinciali. Si ha di ciò un argomento in un tempio di Milasso nella Caria, che ad Augusto e alla città di Roma era dedicato; e nell’arco eretto


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