Pagina:Storia delle arti del disegno II.djvu/167

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presso i Greci e presso i Romani. 161

lui tempio1, e de’ cocchi a sei cavalli indorati pose in Campidoglio, ove pur collocò due statue indorate l’edile Q. Fulvio Flacco, il figlio di quel Glabrione, che disfatto aveva il re Antioco alle Termopile, fece innalzare a suo padre una statua indorata, e fu la prima, dice Livio2, che si ergesse in Italia; il che però deve intendersi delle statue erette agli uomini celebri3. Nell’ultima guerra macedonica contro il re Perseo i legati della città di Calce4, che spontaneamente data s’era a’ Romani, lagnaronsi che il pretore C. Lucrezio saccheggiati ne avesse tutt’i tempj, e le statue, e tutte le cose preziose ne avesse fatte trasportare ad Anzio5. Dopo la vittoria riportata contro il summentovato re Perseo, avendo Paolo Emilio vedute a Delfo nel vestibolo del tempio d’Apollo le basi destinate a sostenere le statue di quel re, vi fece in luogo di quelle innalzare le proprie6.

[Conclusione.]

§. 32. Tal è la Storia delle Arti del disegno presso i Romani ai tempi della repubblica. Di ciò che spetta alla medesima Storia da quest’epoca sino alla perdita della romana libertà, essendo frammisto colla greca storia, si parlerà in appresso. Queste notizie però, comechè succinte, servir possono almeno a chi tal materia trattare più ampiamente volesse, e gli risparmieranno la fatica di leggere accuratamente gli antichi scrittori, e di fissare le cronologie diverse da loro usate. Per ritornare ai progressi dell’arte presso i Greci, che sono l’argomento principale di quest’Opera, è da osservarsi che noi dobbiamo esser grati ai Romani di tutt’i monumenti che ci restano dell’arte di quel popolo ingegnoso. Diffatti nella Grecia ben poco è stato scoperto sinora, poiché i posse-

Tom. II. X dito-


  1. Liv. lib. 38. cap. 21. n. 35.
  2. lib. 10. cap. 14. n. 34.
  3. Livio dice la prima delle statue dorate, che si fossero vedute in Italia.
  4. idem lib. 43. cap. 8. n. 9.
  5. Coll’andar degli anni crebbe il numero delle statue in Roma a segno che Cassiodoro Variat. lib. 7. form. 15. ebbe a dire essere stati in quella città due popoli egualmente numerosi, l’uno di statue, l’altro di viventi.
  6. idem lib. 45. cap. 25. n. 27., Plut. l. cit. pag. 270. B.