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180 Storia dell’Arte presso i Greci

la nell’olimpiade lixv.1. Non erano molti anni che Simonide ed Epicarmo aveano perfezionato l’alfabeto greco, e le lettere da loro aggiuntevi cominciarono ad usarsi anche nelle pubbliche scritture all’olimpiade xciv.2. Tali furono a così dire i gran preparativi alla perfezione dell’arte, a cui essa a gran passi s’avvicinava.

[.... per la riedificazione di Atene.] §. 19. Trasse quella vantaggio dai disastri medesimi che la Grecia avea sofferti, dal devastamento che v’aveano fatto i Persi, e dalla distruzione d’Atene. Dopo la vittoria di Temistocle si pensò a restaurare i tempj, ed a rimettere in piedi i pubblici edifizj3. I Greci portati da un vivo amore per la patria, che avea costata la vita a tanti eroi, e che era omai sicura da ogni nimico insulto, pensarono ad abbellirla, e ad ergere edifizj e tempj sontuosi e magnifici, che servir dovessero di monumenti eterni per la mirabile vittoria di Salamina. Vedeasi questa rappresentata nel fregio d’un pubblico portico a Sparta, fabbricato colla preda de’ Persi, e detto perciò persiano4 5. Questi grandi monumenti rendevano necessarj gli artisti, e davan loro occasioni di tutti spiegare i


ta-
  1. Meurs. Lect. att. l. 3. c. 27. op. Tom. iI. col. 1141.
  2. Corsin. Fast. att. olymp. xciv. T. iiI. pag. 277.
  3. Non potendosi ammettere una contradizione manifesta tra questo luogo, e l’altro qui avanti nel §. 17.. in cui dice bene Winkelmann secondo Pausania, che i tempj non furono mai più restaurati; diremo, che col tratto di tempo dopo quella devastazione fosse pensato a restaurarli, ma che poi ciò non fosse effettuato. Infatti Pericle, al dire di Plutarco nella di lui vita. pag. 162. D. op. Tom. I., vi pensò, e inviò a tale effetto legati a tutte le città della Grecia affinchè mandassero del’inviati ad un concilio da tenersi in Atene su tal punto; ma nessuna città gli prestò orecchio, essendosi opposti, per quanto si diceva, gli Spartani. Così rimasero i tempj distrutti, e Pausania alcuni ne aveva veduti ancora a’ suoi giorni.
  4. Paus. l. 3. cap. 11. pag. 232.
  5. Così intendo Pausania quando dice ἐπὶ τῶν κιόνων, cioè sopra le colonne; e senza dubbio mal s’appongono coloro i quali lo spiegano in guisa che le figure de’ Persi, del duce loro Mardonio, e d’Artemisia regina della Caria, la quale accompagnò Serse in quella spedizione, fossero singolarmente rappresentate, avendo ognuno di essi una statua particolare posta su una colonna; [ come credo anch’io che fossero rappresentate veramente. Pausania non parla di bassi rilievi, ma di statue, e di determinate persone. Erano soliti i Greci di mettere le statue sopra colonne; e lo stesso Pausania lib. 5. cap. 24. pag. 440. princ. parla di una piccola statua di Giove, e cap. 26. pag. 446. princ. della statua della Vittoria, opera di Mandeo nominata sopra pag. 171. §. 7., poste sopra colonne. Ved. anche Tomo 1. pag. 7. not. i. Ma qui toglie ogni difficoltà Vitruvio lib. 1. c. 1., ove dice espressamente, che erano statue le figure di quei Persiani, e che reggevano il tetto del portico a guisa di Cariatidi.