Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
d a i s u o i p r i n c i p j ec. | 185 |
Capo ii.
[Perfezione delle scienze e delle arti in Grecia] N egli ultimi tempi, di cui parlammo nel Capo antecedente, il pose il fondamento della grandezza de’ Greci, fu del quale un magnifico e durevole edifizio elevar si dovea. Dir si potrebbe che a questo abbiano dato la prima mano i savj e i poeti, il compimento gli artisti, e la storia v’abbia aggiunto l’ornamento d’un maestoso ingresso che a lui ne conduce. I Greci di que’ tempi, come quelli tra noi che leggono e ben intendono i loro poeti, saranno rimasti sorpresi al vedere pochi anni dopo una tragedia d’Eschilo, che credeano perfetta, comparir fra loro Sofocle1; e questi non gradatamente, ma con un volo incomprensibile giugnere all’ultima perfezione, e toccare la più alta meta a cui sollevarsi possa umano ingegno.
§. 1. Un salto simile deve aver fatto l’arte dal maestro allo scolaro, da Agelada a Policleto; e se il tempo non avesse distrutti i monumenti su cui giudicarne, vedremmo fra l’Ercole d’Elada2, e ’l Giove di Fidia, fra il Giove d’Agelada, e la Giunone di Policleto quella stessa differenza che
Tom. II. | A a | scor- |
- ↑ Egli diede l’Antigona sua prima tragedia nel terz’anno dell’olimpiade lxxvu. Petit. Miscell. lib. 3. cap. 18.
- ↑ Menzionato dallo Scoliaste d’Aristofane in Ran. v. 504. Ved. qui avanti p. 183. not. a.