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16 Meccanismo della Scultura

§. 15. Varia è la durezza di questo marmo: il più tenero è anche il più nero, detto da noi nero antico; ma quello, che anche oggidì si cava, come vetro facilmente si spezza. Il marmo de’ mentovati Centauri da taluno, a cagione di sua durezza, è stato creduto una pietra d’Egitto; ma alla menoma prova che gli si dia, se ne conosce la differenza.

[... in alabastro.] §. 16. Più duro del marmo bianco comune è l’alabastro orientale; e poichè questo, come ogni altro alabastro, è composto di strati laminosi, nè ha un grano seguente ed uniforme, come il marmo, facilmente si schieggia, e più difficile ne riesce il lavoro. Se vogliamo giudicarne dai monumenti che ancor ci restano, par che non sia mai stata fatta una figura intera di nessuna specie d’alabastro; ma che almeno le estremità, cioè la testa, le mani e i piedi, vi siano sempre state aggiunte d’altra materia, e probabilmente di bronzo1. Abbiamo però in quello sasso de’ busti e delle teste: nelle virili e barbate è stata lustrata la carne, ma ruvida fu lasciata la barba. Di quelle una sola se n’è confermata in Roma, anzi la sola parte anteriore, ossia il volto d’una testa d’Adriano, esistente nel museo Capitolino.

§. 17. Fra le figure d’alabastro abbiamo due Diane minori della grandezza naturale, la più grande delle quali sta in casa Verospi, e la più piccola nella villa Borghese; ma, come teftè avvisai, non v’è d’alabastro che il bellissimo panneggiamento, essendone di bronzo e di moderno lavoro i piedi, le mani, e ’l capo. Sono amendue di quella specie d’alabastro, che dicesi agatino per avere il colore dell’aga-


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  1. Ne eccettueremo almeno le figure piccole; e tra le altre una femminile dell'altezza di pollici 18., di candidissimo, e pulitissimo alabastro, scopertasi in un’apertura di terreno fattasi per una scossa di terremoto li 16. gennajo 1773. fra san Paolo tre castelli, e Chaussaie in Francia, portata quindi in Parigi, e da altri creduta una Venere, da altri una Cleopatra, da altri una Rodope. Ved. Antologia Romana 1774. num. X. pag. 77.