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218 Storia dell’Arte presso i Greci

cui fabbrica i soli Tebani mandarono cinquecento tra muratori e scarpellini1.

[Artisti di que’ tempi.] §. 2. L’arte, che aveva avuto dianzi lo stesso destino d’Atene, risorse con essa, e comparvero, al riferir di Plinio2, nella seguente olimpiade xcv. gli scolari dei celebri maestri summentovati, cioè Canaco, Naucide, Dinomene, e Patrocle.

[Canaco.] §. 3. Canaco oriondo di Sicione, e fratello d’Aristocle, altro celebre scultore, fu scolare di Policleto3. Io ho già dianzi fatta menzione di due Muse, opera di que’ due fratelli, e d’una terza, lavoro di Agelada, delle quali si fa particolar menzione in un greco epigramma. Non ne segue però che que’ lavori siano d’un medesimo tempo, sebbene ammettersi possa senza difficoltà che il maestro e gli scolari abbiano scolpite delle statue al tempo stesso. Sembra altresì che Pausania in un luogo parli di Canaco come d’uno scolare di Policleto, ma altrove lo fa molto più antico; poichè, parlando d’una Diana di Menecmo e di Soida d’avorio e d’oro formata, soggiugne potersi congetturare che l’artista di essa abbia vissuto non molto dopo Canaco di Sicione, e Callone d’Egina4; la qual maniera di esprimersi sembra indicare un tempo più antico di quello in cui visse Canaco, secondo Plinio.

§. 4. Potrebbe congetturarsi però che Pausania non riflettesse qui all’età propria di Canaco, ma solo abbiane giudicato dallo stile, quale, come leggiamo in Cicerone5, era oltre natura rigido e duro, cioè simile a quello de’ più antichi maestri. Da questo giudizio possiam rilevare che Canaco, comechè scolare di Policleto (le cui figure secondo Cicerone medesimo erano molto più belle), o non abbia mai po-


tuto


  1. Diod. Sic. lib. 14. §. 85. pag. 709.
  2. lib. 34. cap. 8. sect. 19. princ.
  3. Paus. lib. 6. cap. 13. pag. 483.
  4. id. lib. 7. cap. 18. pag. 570.
  5. Canachi signa rigidiora sunt quam ut imitentur veritatem. De cl. orat. c. 18.