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Pagina:Storia delle arti del disegno II.djvu/227

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d a i   s u o i   p r i n c i p j   ec. 221

nonda, il più grand’uomo che abbia avuto la Grecia, cangiò il sistema di tutti gli stati, sollevando Tebe sua patria, che dianzi era stata poco considerata, sopra Atene e Sparta, dopo che quella per breve tempo, cioè per lo spazio di trent’anni, a tutta la Grecia aveva signoreggiato1. Lo spavento unì allora quelle due città, le quali fecer lega nell’olimpiade cii.

§. 10. Quella concordia, e con essa la tranquillità universale della Grecia fu indi a poco vieppiù rassodata per la mediazione del re di Persia che nella mentovata olimpiade spedì ambasciatori a’ Greci affinchè, mettendo fine a tutte le guerre intestine, formassero una lega generale. Seguì la nazione sì saggio avviso, e fu conchiusa una pace universale fra tutte le città, eccettuatane Tebe2. forse Plinio ebbe in mira quella restituita tranquillità della Grecia quando fissò all’olimpiade cii. il fiorir di Policle, di Cefissodoto, di [Artisti.] Leocare, e d’Ipatodoro3.

§. 11. Delle statue di Giunone, che in seguito di tempo collocate furono nel tempio di quella dea entro i portici d’Ottavia4, una lavoronne [Policle.]Policle, e l’altra Dionisio suo fratello, amendue figliuoli dello scultore Timarchide. A Cefissodoto [Cefissodoto.] fanno egualmente onore le sue opere5, e l’affinità sua col celebre Focione che ne sposò la sorella6. Leocare diede prove de’ suoi talenti nella statua del [Leocare.] bell’Autolico, che da fanciullo avea riportato il premio del Pancrazio, e a cui onore Senofonte scrisse il suo Convito7. Della sua nota statua di Ganimede8 vedesi tuttavia nella villa Medici la base coll’iscrizione:


ΓΑ-
  1. Dion. Hal. A. R. lib. 1. cap. 3. pag. 3.
  2. Diod. Sic. lib. 15. §. 38. p. 31. Tom. iI.
  3. Plin. lib. 34. cap. 8. sect. 19. princ.
  4. id. lib. 36. cap. 5. sect. 4. §. 10.
  5. id. lib. 34. cap. 8. sect. 19. §. 17.
  6. Plut. in Phoc. op. Tom. I. pag. 750. C.
  7. Plutar. in Lysandro, oper. Tom. I. pag. 441. F., Plinio loc. cit.
  8. Nominata da Taziano Advers. Græcos cap. 34. pag. 272.