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270 Storia delle Arti

gitore anzichè dilettarlo; credesi egli il primo che fra’ Greci usasse l’anagramma1. Gli altri poeti faceano co’ versi loro delle are, de’ flauti, delle scuri, e delle uova ec. Teocrito medesimo fece de’ giuochi di parole2; e ciò che è ancora più strano, Apollonio di Rodi, altro dei sette poeti, sembra aver sovente trascurate le leggi della grammatica e della poesia3.

[Passò l’arte in Asia sotto i Seleucidi]

§. 25. I Seleucidi, così detti da Seleuco, uno dei successori d’Alessandro, che alla di lui morte occupò il regno, dell’Asia minore, cercarono al par de’ Tolomei di attirar presso di loro le arti esuli dalla Grecia, e quelle incoraggire e migliorare che già da qualche tempo nel regno loro fiorivano; il che riuscì in maniera da uguagliare gli artisti che in Grecia erano rimasti4. Le arti però non crebber colà a tanta fama come in Egitto; la qual cosa dobbiamo probabilmente attribuire all’essere stata Seleucia, a cui i re trasportata aveano da Babilonia la loro fede, posta nel cuor dell’Asia, ove pur era situato tutto il regno loro, e per conseguenza lungi dal resto della Grecia. Vi farà succeduto come avviene oggidì per quegli artisti che lungi stanno da Roma, sede delle belle arti: a poco a poco degenerano, e se ne corrompe il gusto, poichè manca allo spirito e alla immaginazione loro l’alimento continuo d’aver sott’occhio i più pregevoli lavori. Gli Egizj all’opposto aveano in Alessandria, per mezzo della navigazione e del commercio, sempre aperta la comunicazione coi Greci, e gli artisti aver poteano facilmente dalla Grecia ciò che lor bisognava: vantaggio che non aveano a Seleucia. E che diffatti alla situazione de’ Seleucidi, e alla loro lontananza dal mare e dalla Grecia attribuirsi debbano i pochi progressi che fece colà l’arte greca,


argo-


  1. Dickins. Delphi phoeniciz. cap. 1.
  2. Idyll. 27. vers. 26.
  3. Argon. lib. 1. vers. 242., lib. 3. v. 99. 167. 335. 395. 600. &c.
  4. Theophr. Charact. cap. ult. [Non dice tal cosa.