Pagina:Storia delle arti del disegno II.djvu/313

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ne il seniore, ha servito a riconoscere, e a dare il nome a tutte le altre, una delle quali vedesi nel museo Capitolino1, l’altra nel palazzo Barberini, la terza nella villa Albani2, la quarta trovasi nel palazzo di Sua Altezza il signor principe ereditario Carlo di Brunsvic, da esso acquistata a Roma e la quinta di bronzo vedesi nel museo Ercolanense, ed ha essa pure, come le summentovate, un taglio in croce sul cranio per indicarne la ferita, sebbene non vedasi quello segnato sulla stampa pubblicatane, né avvertito nella spiegazione3. Finalmente v’è un insigne cammeo di milord Forbich somigliante alla detta gemma4. Tali teste altresì son tutte rase, il che ci fa ricordare delle parole di Plinio5, secondo cui il primo che introdusse l’uso di radersi tutt’i giorni fu Scipione, primus omnium radi quotidie instituit Africanus sequens; ma qui notisi che la voce sequens indica chiaramente il secondo, onde la omise il Fabri6, che voleva in quella ravvisare Scipione Africano il seniore, a cui diffatti apparteneva la villa di Literno. Plinio usò pur altrove7 la voce sequens, dicendo dello stesso Africano: libras xxiii. argenti Africanus sequens hæredi reliquit. Dovea altronde sapere il Fabri che il più vecchio degli Scipioni, al riferir di Livio8. solea portar lunghi capelli. Per tanto in tutte le mentovate teste dovremmo riconoscere l’effigie del secondo anziché del primo; se non che nasce una difficoltà dalla ferita che fu tutte vedesi indicata. Del secondo nulla ci dicono gli storici, che


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  1. Questa ha l'iscrizione, che si crede antica, e avrà servito a conoscere le altre. Se fosse del secondo Africano vi si sarebbe dovuto aggiugnere Emiliano, o altra parola, per distinguerlo dal primo.
  2. Non rassomiglia alle altre, ed ha la cicatrice al di sopra della fronte. Quella bellissima, che daremo qui appresso, è del Museo Pio-Clementino.
  3. Bronzi d’Ercol. Tomo I. Tav. 39. e 40.
  4. Ho corretto e supplito questo paragrafo con ciò che dice Winkelmann nei Monumenti al numero citato, Par. iiI. Capo 11. pag, 231. Ivi aggiugne che poca, o niuna somiglianza ha con queste teste quella gemma del museo del re di Francia col nome di Scipione, data da Mariette Pierr. grav. Tom. iI. pl. 40., e che se non v'è stato inciso dopo il nome potrebbe essere del primo di questo nome. Ma si veda qui appresso n. a.
  5. lib. 7. cap. 59. sect. 59.
  6. Comm. in imag. Fulv. Urs. n. 49. p. 29.
  7. lib. 33. cap. 11. sect. 50.
  8. lib. 28. cap. 17. sect. 35.