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28 Meccanismo della Scultura

lazioni; ma se dall’erudito Eduardo Bernardo1 non si fosse ciò ritrovato negli scritti di quella nazione, noi avremmo tuttora creduto, che Galileo ne avesse il primo fatta la scoperta.

§. 38. A queste osservazioni sulla maniera d’incidere le gemme e pietre dure aggiugnerò alcune notizie sul medesimo soggetto. Soleano gli antichi metter sotto la gemma una foglia d’oro. Plinio ciò rapporta riguardo al grisolito che non era ben trasparente, affine di dargli maggior fuoco2; ma sappiamo che lo stesso faceasi con qualche altra pietra che non avea bisogno di quello lume non suo, come vedesi in una bellissima corniola, di un fuoco eguale a quello d’un rubino, in cui Agatangelo, greco artista, incise la testa di Sefto Pompeo. Questa pregevolissima gemma legata colla mentovata foglia in un anello di circa un’oncia d’oro, fu trovata in un sepolcro presso a quello di Cecilia Metella; e dopo la morte dell’antiquario Sabbatini, nelle cui mani era pervenuta, comprolla al prezzo di 200. scudi il conte di Lunavilla, da cui la ereditò sua figlia la duchessa di Calabritto a Napoli.

[... notizia delle più pregevoli ...]

§. 39. Non farà discaro, io mi lusingo, agli amatori delle belle arti, che io qui accenni brevemente alcune delle più pregevoli fra le antiche gemme; e siccome difficil cosa non è il vederne almeno la copia sulle paste di vetro, o su


gli


    tum est utile senibus, & habentibus oculos debiles: E distinct. ult. cap. uh. parla dei telelescopj. Gli antichi, per avviso di M. Varrone De sing. lat. lib. 6. princ., per veder meglio oggetti di color bianco, come lavori minuti d’avorio, si servivano di setole nere; egli però non dice come. Ma per ciò, che riguarda l’uso delle lenti predo gli antichi artisti, è decisa la questione, asserendoci il signor Dutens Origine des découv. attrib. aux mod. Tom. iI. par. iiI. chap. 10. §. 278. p. 224. di averne vedute parecchie antiche nel real museo di Portici di maggior forza di quelle uscite ordinariamente dai moderni artisti. Alcune non hanno che quattro linee di fuoco; ed una meno forte trovata nelle rovine d’Ercolano dice di possederla egli stesso. Per ricrearsi poi la vista quando erano fianchi gli artisti guardavano uno smeraldo, che col suo color verde era di sollievo. Plinio lib. 37. cap. 5. sect. 17.

  1. Epist. ad Huntingtonem, Trans. Philosoph. anno 1684. num. 158. pag 367., e num. 163., Dutens loc. cit. chap. 6. §. 240. pag. 137.
  2. lib. 37. cap. 5. sect. 42. [ Dice che vi si metteva una foglia d’oricalco.