Pagina:Storia delle arti del disegno II.djvu/349

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Sembra pertanto che l’artista nel dare sembianze rozze, tratti feroci, e membra robuste e grossolane alla figura, abbia voluto esprimere un de’ satelliti, i quali per lo più sogliono di tal maniera rappresentarsi1; e tale aspetto hanno, e sono egualmente ignudi i satelliti del re Cercione nel basso-rilievo esprimente la favola di Alope nella villa Panfili2. La mia opinione vien confermata dalla figura femminile; poichè la chioma liscia e senza ricci, simile alla capigliatura usata da’ Greci nelle figure di genti straniere, e la sopraveste colle frangie, mostrano una persona che non era greca3. Se il mio leggitore non è soddisfatto di questa spiegazione, pensi che difficilmente se ne potrà dare una migliore, e forse il tutto meglio spiegherebbesi se avessimo un più esteso racconto del caso di Canace, di cui non altra memoria ci resta se non il poco che ne dice Igino, e la eroide d’Ovidio scritta a di lei nome al fratello Macareo4, in cui gli narra che il padre le ha mandato per un satellite un ferro, di cui già comprendea l’uso che fame doveva, immergendoselo nel petto:

Interea patrius vultu mærente satelles
Venit & indignos edidit ore sonos:
Æolus hunc ensem mittit tibi: tradidit ensem,
Et iubet ex merito scire, quid iste velit.'
Scimus; & et utemur violento fortiter ense;
Pectoribus condam dona paterna meis.

Ora poichè la lettera fu scritta poco prima di morire, nè verun autore più altro dice di quel satellite, possiamo dal gruppo argomentare che questi, il quale, ignorando il motivo della sua ambasciata, presentolle il ferro con volto tur-


bato,


  1. Suid. v. Ἄγρευς.
  2. Dato nei Monum. ant. ind. n. 92.
  3. Vedi Tom.I. p. 110. n. a., p. 410. §. 17.
  4. Epist. 12. vers. 95. segg.