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120 O s s e r v a z i o n i

§. 27. Le colonne del tempio di Agrigento non erano fatte tutto d’un pezzo, ma bensì di piccoli pezzi ineguali, disposti secondo la dimensione del tutto: dal che avviene che non se ne possano riconoscere gli avanzi a prima vista1.

§. 28. L’intavolato sopra le colonne consisteva in tre grandi massi di pietre collocate le une sopra le altre, e che componevano un tutto insieme. Gli architravi, e i fregi erano d’un’altezza uguale, come quelle del tempio, di cui abbiamo parlato; vale a dire, che ciascuna di quelle parti avea dieci piedi inglesi di altezza. Le cornici, delle quali nulla si è conservato2, aver doveano intorno agli otto piedi d’altezza. I triglifi, come già feci osservare, erano incastrati nel fregio, e ciascuno era di un sol pezzo alto dieci piedi. Un solo capitello v’è restato intiero, che era d’una sola pietra, e per misurarlo vi bisognava una scala.

§. 29. Queste misure, che abbiamo indicate, possono accordarli coli’ altezza del tempio segnata da Diodoro; e il diametro delle colonne, siccome anche le dimensioni dell’intavolato paragonate coli’ altezza di cento venti piedi (altezza del tempio), ci danno le proporzioni per conoscere l’altezza delle colonne. Esse non devono essere state così


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    le colonne, delle quali ho parlato qui avanti pag. 60. Strabone non ne dice cosa veruna. Nel luogo citato ho seguito il computo del conte di Caylus riguardo alle loro dimensioni, dando loro quattro cubiti di diametro, e prendendo l’orgia per un cubito. Secondo Erodoto l. 2. cap. 149. la ὀργυιά orgia farebbe di quattro cubiti, o sei piedi greci. Ma su questo tutti non convengono gli scrittori antichi, e moderni; e più comunemente si vuole, che l’orgia equivalga all’ulna dei Latini, come osserva Enrico Stefano nel suo lessico greco. L’ulna poi si vuole anche più comunemente lo stesso che il cubito, come prova Mattia Gesnero nel suo lessico latino v. ulna. Ciò supposto dunque ho adottato al luogo citato col Caylus cubito per orgia nel passo di Sifilino. Che se si volesse l’orgia di una grandezza maggiore, o di quella nominata da Erodoto, o di una tesa, o vogliam dire di quanto si può misurare con ambe le mani, e braccia aperte e stese, compresovi anche il petto, come vuole Polluce lib. 2. cap. 4. segm. 128., che Enrico Stefano non ha veduto; oppure di altra minore, allora converrebbe dire, che Sifilino desse a quelle colonne quattro orgie (τετραόργυιοι) di circonferenza, non di diametro; e questo dovrebbe farsi più grande a proporzione: onde non avrebbero più le colonne quelle sottili proporzioni, ossia l’altezza di dodici diametri calcolata nel luogo citato in ragione del cubito. Intorno a queste, ed altre misure degli antichi può vedersi Freret Essai sur les mesures longues des anciens, Acad. des Inscr. Tom. XXIV. Mém. pag. 433. segg.

  1. Vedi qui avanti pag. 43.
  2. Vedi qui avanti pag. 117. n. a.