Pagina:Storia delle arti del disegno III.djvu/167

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s u l l’ A r c h i t e t t u r a. 149

raglia alla città di Pesto dalla sola parte del mare: e cosi? il restante adunque della città, che non guarda il mare, retto senza muro? ed una città sarà stata ben guardata con un muro da mezzo giorno, essendo aperta poi da oriente, occidente, e settentrione? Passiamo a quello che siegue, e che già notai nella mia opera. Tostochè i cittadini viddero fatto questo muro, fuggirono a’ monti: e perchè? qual fastidio dava loro quello pezzo di muro? Per contrario se il verbo posero s’intenderà deposero, abbatterono, tutto va bene, ed il sentimento non incontra alcuna difficoltà. I Sibariti volendosi impossessare di Pesto, distrussero il muro dalla parte del mare, ove, come avvertii, se ne veggono in conferma anche presentemente i vestigi, osservandosi in detto luogo il muro rifatto, e di una costruzione posteriore, e diversa da quella delle rimanenti muraglia; quindi i cittadini, vedendosi in pericolo di cader in mano de’ nemici, dalla parte opposta della città, che guarda i monti, se ne fuggirono. Ma torniamo là, di dove ci partimmo.

§. 19. Stando dunque in piedi le mura della città di Pesto, ed anche il maggior tempio per essere della stessa pietra, e d’un’indole medesima di fabbrica sin dal tempo de’ Sibariti venuti in Italia, noi abbiamo un’antichità, che sorpassa l’invenzione degli ordini greci; ed essendosi dimostrato, che quelle fabbriche contengono in sè tutte le più antiche leggi dell’etrusca Architettura, ne verrà in conseguenza, che fosse in piedi quell’arte avanti che i Dori formassero il loro noto ordine; e trovandosene uno di quello più semplice, potrà ben questa attribuirsi ad altra industriosa nazione senz’introdurre diverse età, e diversa maniera delle doriche costruzioni. Che se pure quell’argomento cronologico tratto dalle fabbriche Pestane non soddisfacesse pienamente a tutti coloro, che sono col le Roy nel positivo


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