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presso, che Costantino non le abbia tolte dalla Mole Adriana, come credesi senza fondamento. Non è improbabile, ch’egli abbia usate anche delle colonne, ed altri marmi dispersi per la città, che a nulla aveano mai servito per lo avanti; essendosi trovate molte di tali colonne, che mostrano di non esser mai state messe in opera, negli scavi fattivi in questi ultimi secoli1, e innumerabili pezzi di marmi d’ogni sorta sparsi in varj luoghi, e in ispecie alla marmorata, ove facevasi anticamente lo scarico delle barche2.

Il danno maggiore può dirli avvenuto alle fabbriche, e agli altri monumenti dell’arte in Roma dopo che Costantino, e i successori fissarono il loro soggiorno in Costantinopoli. Colà essi trasportarono molte statue3, e Costantino per popolarla con prestezza vi chiamò diverse delle prime famiglie, fabbricando loro con reale munificenza palazzi simili a quelli, che aveano in questa città; e allettandole colle più dolci maniere perchè volentieri vi si stabilissero4. Anche senza di quello là dovea concorrere tutto l’orbe romano ove risedeva la corte, ove poteano sperarsi onori, e impieghi, e dove si faceano giuochi, e feste più sontuose, che in altri luoghi. Roma frattanto restava a poco a poco spopolata, abbandonata alla cura di gente, la quale al solito ad altro non pensava che ad arricchirsi. La plebaglia, che nell’anno 312., secondo il Muratori5, avea dato fuoco al Tempio della Fortuna6, fattasi più insolente, e ardita nella lontananza del sovrano, per ogni benché menoma causa tumultuando facea vendetta a suo

Tom. III. P p mo-


  1. Quale credo fosse la colonna di cipollino, di cui ho parlato qui avanti pag. 262. col. 2.
  2. Vedasi qui avanti Tom. iI. pag. 406., e Flaminio Vacca Memorie, num. 94. seg.
  3. L’anonimo scrittore Antiq. Consantinop. lib. 1, presso il Bandurio Imper. orient. Tom. I. pag. 9., lib. 2. pag. 29., lib. 3. pag. 41.
  4. Lo stesso ivi pag. 4.
  5. Annali d’Italia, Tom. iI. par. 1. anno 312. pag. 329.
  6. Zosimo lib. 2. cap. 13.