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Quindi egli osserva giustamente, che la vera patria di Zenone era Afrodisio, non già la città di Stafi, che vi aveva trovata Winkelmann, facendovi sopra tanti discorsi, e tante applicazioni a spiegare altri monumenti. Quindi ancora inserisce il lodato osservatore, che questo Zenone possa essere lo stesso, che l’altro memorato della villa Lodovisi .
Tom. III. pag. 68. not. c. si legga: sarebbe stata spropositata per la sua grandezza, e mole, difficile a reggerti, e muoversi; epperciò l’artista vi avrà fatta sopra quella grata per un ripiego; non già per dar lume dentro, che non poteva, e non ve n’era bisogno. Era però giusta per le sue proporzioni.
Pag. 70. lin. 4. scavate, si legga vuote .
Pag. 81. lin. 10. dopo l’altezza, si noti: Nè questi scalini del Tempio di Girgenti, nè quei di Pesto sono tanto alti, ma un terzo meno in circa, come si vede dalle Tavole, che ne diamo. Ma ancorchè siano di due soli palmi, sarà sempre incredibile, e impossibile, che fossero fatti per salire.
Pag. 190. col. 3. in fine, si aggiunga: dato da Winkelmann nei Mon. ant. ined. n. 187. e dal sig. abate Marini Iscriz. alb. pag. 78.
Pag. 294. not. d. in fine, si aggiunga: Fra i tanti scrittori, che ho letti, non ho trovato altri, che portino giusta questa iscrizione, fuorchè il Vignoli Diss. 2. apolog. de anno primo imp. Sev. Alex. pag. 86. seg., in cui ora mi sono incontrato. Mi faceva maraviglia, come si fosse potuto disputar tanto dagli eruditi su di essa senza andarla a rincontrare; ma è anche da maravigliarsi, che dal Tillemont, e da tanti altri non si sia riflettuto, che non vi dovea mancare IMP. col suo anno, come manca nella maniera, che riportasi volgarmente, in cui si lesse TRIB. POTEST. XI.
Pag. 287. not. g. si legga: Paolo Diacono, che scrisse sul fine dell’ottavo secolo, e Giovanni.
Pag. 310. col. 2. lin. 32. dopo cap. 14. si aggiunga: e con ragione, benchè egli non la dica, asserendolo Plutarco nella vita di Numa oper. Tom. I. pag. 66. A.
Pag. 374. Per ciò, che diciamo di tanta strage di monumenti, si può anche vedere una lettera di fra Giovanni Giocondo riportata dal Gori Inscript. in Etrur. urb. ext. par. 3. pag. 30. segg. ove ne tratta a lungo, e fra le altre cose scrive, che si erano fatti gran mucchi di calcina tutti con iscrizioni antiche; e che v’erano, che si gloriavano di aver fabbricate tutte le fondamenta delle loro case, e non piccole, con frantumi di statue. Alla pag. 49. il Gori riproduce una lettera scritta dal card. Bembo a nome di Leone X. a Raffaello d’Urbino, come architetto di s. Pietro, in cui gli ordina di comprare tutti i marmi antichi, che si potevano avere per la fabbrica di quella chiesa, e nello stesso tempo gli ordina che comandi a tutti gli scarpellini, ed altri di non segare, o romper marmi ove fossero iscrizioni, se egli non gli avene prima veduti.
Pag. 445. lin. 9. si legga: fanciulla quando da Trezene andava ad Atene.
Pag. 445. lin. 11. Moneta in argento.
Pag. 513. num. XXIII. Avverto, che dopo replicate osservazioni fatte sulla statua ho osservato, che la testa probabilmente non è la sua, quantunque vi sia stata adattata sufficientemente bene.
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