Pagina:Storia di Milano I.djvu/33

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capo primo 15

esempi erano loro cari. Il czar Pietro prese la strada opposta dell’assoluto comando: egli ha fatto maravigliare l’Europa; il tempo schiarirà sempre più il problema politico, se a incivilire un popolo più giovi l’energia e la rapidità del comando, ovvero la industriosa sapienza de’ mezzi trascelti; e se la vegetazione riesca più ferma e durevole usando bene del clima nativo, e riparando accortamente le sole ingiurie di quello, o veramente con artificiale ed estraneo calore costringendo la natura.

Fra gl’imperatori de’ primi secoli, Giulio Capitolino scrive che Publio Elvio Pertinace fosse nato nell’Insubria. Elio Sparziano e varii altri ci assicurano che Giuliano Didio, che fu proclamato imperatore l’anno 193, fosse milanese. Nel terzo secolo i popoli del Settentrione cominciarono a discendere dalle Alpi e tentare d’invadere questa parte d’Italia. Gli Alamanni, i Marcomanni comparvero e furon scacciati; e da ciò ne venne la necessità che gli imperatori portassero la loro ordinaria sede più vicina alle Alpi per vegliare più di presso alla sicurezza d’Italia. L’Italia è circondata dal mare, e il solo canto per cui è annessa all’Europa è per le Alpi, catena raddoppiata di monti altissimi, per i quali pochi sono i luoghi ove aprirsi un passo; e tanto ardua e pericolosa cosa fu sempre il tentare di penetrarvi con un esercito, che s’inventarono de’ favolosi aiuti per ispiegare il passaggio che vi fece Annibale, quantunque gli abitatori dell’Alpi non fossero suoi nemici. Questa costiera è un antemurale che nessuna estera nazione mai avrebbe ardito nemmeno di affrontare, se opportunamente gl’Italiani avessero saputo impadronirsi de’ paesi, e custodire le alture che dominano sulle vie: e porre