Pagina:Storia di Milano II.djvu/277

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da sessanta fucilieri. Il giovane rispose che non voleva altrimenti venire, e si pose in fuga; i satelliti del Leyva lo uccisero. Un altro giovane, sentendo il rumore, uscissene di casa colla spada, e venne pure ucciso dai satelliti; altri concorrendo, si fece un grido: Italia, Italia! Il dì 16 di giugno il tumulto fu assai grande, e tutta la notte fu la città sulle armi, e si sparse sangue alla Scala e in Porta Vercellina, e si fecero barricate attraverso le vie della città con travi, fascine, botti, ec.; e la domenica, 17 giugno, essendo gli Spagnuoli collocati sul campanile del Duomo, donde facevano i segnali, la plebe si avventò contro la guardia di corte, ed il capitano di essa, fingendosi favorevole ai Milanesi, diede loro il Santo, col quale contrasegno li assicurò che quei del campanile l’avrebbero consegnato senza opporsi. La plebe credette, e spedì un certo Macasora, il quale salì, credendosi sicuro col nome del Santo; ma in riscontro ebbe un’archibugiata, che lo distese morto: il che veduto dal popolo, tanto sdegno prese pel tradimento, che, posto gran fuoco sotto di quella torre, arrostì coloro che la presidiavano, indi s’impadronì del capitano, e lo ammazzò tra il campanile e la guardia di corte. Vi rimasero morti centotto soldati. Gli Spagnuoli diedero fuoco a diversi quartieri della città, alla Scala, alle Cinque Vie, al Bocchetto. La plebe allora si smarrì, tanto più che non aveva alcuno alla testa che la reggesse; e molti cittadini, entrati nelle stalle del marchese del Vasto, montarono su que’ cavalli e fuggirono lungi da Milano. Pareva Troia. Ardeva molta parte della città, ciascuno era occupato a salvare la sua roba, gli Spagnuoli ed i Lanschinetti rubavano e disarmavano: tutto era rovina913. Il Bugati così descrive la situazione della nostra città circa questo tempo: Stava allora la città di Milano tutta sotto sopra, essendo ogni giorno i Milanesi alle mani cogli Spagnuoli et co’ Tedeschi, per le insopportabili gravezze et mali portamenti, in maniera che per tre notti (per intervallo di qualche giorno) si combattè continuo, aiutando i suoi fin le donne dalle finestre... Raffreddati i petti de’ Milanesi, et deposte le armi per aver promesso il Leyva e il Vasto di non imporre al popolo più gravezza, pian piano detti capitani astutamente fecero venire alla città il restante delle copie loro, sparse per varii luoghi dello Stato, et rompendo ogni fede, accrebbero le taglie maggiori ai mercanti et a tutti quelli che parve loro, eseguendo i soldati proprii le commissioni: il che fu cagione che rinnovarono i tumulti, e si venne all’arme. Ma assaltata la città davanti et da dietro, cioè da quelli dell’assedio et dalla nuova milizia entrata, che prese le porte, stettero sotto i Milanesi, parte banditi, altri proscritti, altri imprigionati, altri tormentati, et altri assassinati: di sorte che non fu ingiuria, oltraggio, danno et crudeltà che i Milanesi non soffrissero dagli Spagnuoli et da Tedeschi914.