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204 notte decimaterza

dicendo non esser nè inspiritato, nè pazzo, ma da un ladro spagnuolo esserli tolta la sua povertà; e cosí piangendo, ricercava aiuto da’ circostanti; e preso il cappuccio del frate, diceva: — Mai non ti lascierò, finchè non mi dai gli miei danari. — Il frate, vedendo questo, nè potendo ripararsi dal villano, con lusinghevoli e dolci parole si escusava esser stato ingannato dal spagnuolo. Il villano all’incontro, tenendolo tuttavia saldo per lo cappuccio, gli diceva che egli per lui aveva promesso, dicendo: — Non mai hai tu promesso che subito mi espediresti? — Il frate diceva: — Ho promesso di confessarti; — e cosí contrastando l’uno e l’altro, sopraggiunsero alcuni vecchi, i quali, vedendogli in lunga contenzione, fecero conscienzia al frate, e lo costrinsero pagar il villano per il spagnuolo. Il spagnuolo giotto, maledetto e tristo, fece con le galline e capponi una sontuosa cena a gli amici suoi, dimostrandogli che la malizia spagnuola supera quella d’ogni gran villano. —