Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/290

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andavasi nascoso, nè d’alcuno si lasciava conoscere. Cavalcando adunque il buon Guerrino con gli serventi suoi, e passando valli, monti e fiumi, e dimorando ora in un luogo ed ora in uno altro, pervenne all’età di sedeci anni; e tanto era bello, che pareva una mattutina rosa. Non stette guari, che venne un diabolico pensiero a gli serventi di uccidere Guerrino, e prendere le gioie ed i danari, e tra loro dividerli. Ma il pensiero gli andò buso; perciò che per divino giudizio non si potero mai convenir insieme. Avenne che per sua buona sorte passò allora un vago e leggiadro giovanetto, che era sopra d’un superbo cavallo e pomposamente ornato; ed inchinato il capo, diede un bel saluto a Guerrino, dicendo: gentil cavaliere, quando non vi fosse a noia, io mi accompagnerei volontieri con voi. A cui Guerrino rispose: La gentilezza vostra non permette che io ricusi si fatta compagnia: anzi io vi ringrazio, e vi chieggo di grazia speziale che voi vi dignate di venire con esso noi. Noi siamo forastieri, nè sappiamo le strade, e voi per cortesia vostra ne le insegnarete; e così cavalcando, ragionaremo insieme alcuno nostro accidente occorso, ed il viaggio ci sarà men noioso. Questo giovanetto era il salvatico uomo, che fu da Guerrino della prigione di Re Filippo Maria sciolto. Costui, per vari paesi e luochi strani errando, fu per aventura veduto da una bellissima fata, ma inferma alquanto; la quale, avendolo sì diforme e brutto considerato, rise della sua bruttura sì fieramente, che una postema vicina al cuore se le ruppe, che agevolmente affocata l’arebbe. Ed in quel punto da tal infirmità, non altrimenti che se per l’adietro male avuto non avesse, libera e salva rimase. Laonde la bella fata, in ricompensamento di tanto beneficio ricevuto, non volendo parer ingrata, disse: Oh uomo, ora sì di-