Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/87

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sua, ed il Re e la Reina Doralice per molti anni felicemente si goderono insieme, lasciando figliuoli dopo la morte loro.

Stette ciascuno non men pietoso che attonito ad ascoltare la compassionevole favola. La quale finita, Eritrea, senza altro comandamento dalla Signora aspettare, il suo enimma in tal maniera propose.

Nasce tra gli altri un animal sì vile,
     Che invidia ed odio porta al proprio seme.
Tien per natura un sì malvagio stilo,
     Che, veggendo i figliuoli grassi, geme;
E con il rostro con modo sottile
     La teneretta carne punge e preme,
Tal che sol vi riman l’ossa e la piuma:
     Tanto d’invidia ed odio si consuma.

Varie furono le opinioni di uomini e delle donne, e chi una cosa e chi un’altra dicevano: nè potevansi persuadere che animale alcuno si trovasse sì empio e sì crudo, che, oltre il natural corso, contra la propia prole per invidia s’incrudelisca; ma la vaga Eritrea con dolci parole sorridendo disse: Signori, non vi maravigliate di questo, perciò che si trovano padri che portano invidia a’ figliuoli: sì come fa lo rapace nibbio, il quale, essendo macro ed induto, e veggendoli ingrassarsi, li porta invidia ed odio, e con il duro rostro le tenere carni li percuote, sì che per macrezza s’assottigliano. La risoluzione dello arguto enimma a tutti sommamente piacque, e non fu veruno che degnamente non lo comendasse. Ma ella umilmente levatasi in piedi e fatto a tutti il debito onore, al suo luoco si pose a sedere. La Signora fece cenno ad Arianna che l’ordine seguitasse. La quale, levatasi dal suo scanno, così la sua favola cominciò.