Pagina:Studi intorno alla storia della Lombardia negli ultimi trent'anni.djvu/101

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PARTE PRIMA 89

per la quale quest’ultimo entrava in possesso non solo della capitale, ma e dei dipartimenti da cui per lo innanzi era stato escluso. Questa convenzione, rimasta segreta fino al giorno 26, e sospettata soltanto dalle truppe italiane, sparse fra esse la più angosciosa inquietudine. Pensieri di ribellione covavano in tutti quegli animi, e parole di minaccia uscivano dalle labbra di tutti i soldati, insieme con le espressioni della più intiera devozione verso il principe Eugenio e con le più calde suppliche acciò non partisse. Ma tutto era omai indarno. La principessa Amalia, sgravatasi quindici giorni prima, era venuta a raggiungere il principe Eugenio, suo marito, in Mantova, seco portando la numerosa sua famiglia. La guardia regia recossi il 26 a Milano, ov’era stata chiamata dalla provvisionale Reggenza. Il principe Eugenio avea di già fatto rimettere, la mattina del giorno stesso, al prefetto Vismara del dipartimento dell’Olona, lo scettro e la corona d’Italia, che prima egli avea tolti seco, per tema che si preziosi oggetti non cadessero in mano dei nemici. Alla sera del 26 l’ultima convenzione del vicerè e del maresciallo Bellegarde fu pubblicata, e un reggimento austriaco entrò tosto nella città di Mantova per pigliarne possesso. Alle quattro antimeridiane del seguente giorno, 27 d’aprile, il principe Eugenio, la principessa Amalia, i loro figliuoli, scesero lo scalone del palazzo, seguiti soltanto da alcuni fidi servitori, ma aspettati alla porta dagli ufficiali e dai soldati dell’esercito italiano, che li salutarono piangendo, non senza rinnovellare ancora una volta le loro proposte, le loro offerte, le loro preghiere. Il principe mostrossi forte commosso, e disse poche parole; ma questa volta fu dalla