Pagina:Studi intorno alla storia della Lombardia negli ultimi trent'anni.djvu/155

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PARTE SECONDA 143

confisco a mio pro”; e l’Italia potea credere a queste parole: perocchè il regno d’Italia era in somma costituito per modo da sussistere di per sè, e il fatto della riunione delle due corone francese ed italica sul capo d’un sol uomo, era anzi un accidente che una conseguenza regolare degli statuti organici dello Stato. La cosa fu ben diversa, quanto all’Austria, dal 1815 in poi. Chiamata ad assicurare al regno d’Italia quella piena independenza ch’eragli già stata tante volte promessa, l’Austria non avea contratto coi Lombardi che segreti e perciò invalidi obblighi: seppure si può dire che ne avesse contratti di fatta veruna, non potendosi di ciò allegare pruova alcuna. I liberali lombardi del 1814 erano ciechi abbastanza per tendere a sè stessi una trappola, e gittarvisi poi dentro a capo chino senza che alcuno ve li spignesse. Leggansi i primi bandi del maresciallo Bellegarde, pubblicati da lui al primo suo ingresso in Milano, e vedrassi ch’ei non vi fa motto nè di libertà nè d’indipendenza. Annunzia in vece, averlo il suo signore incaricato a pigliar possesso, in suo nome e vece, delle antiche province della sua monarchia, ch’erangli state tolte a forza, e sopra le quali non avea perduto giammai i suoi dritti. Ond’è che tutti i Lombardi che aveano militato nell’esercito o negli uffizi civili sotto il principe Eugenio, venivano con ciò ritenuti quali sudditi infedeli dell’imperatore d’Austria e quali semiparricidi. S. M. l’imperatore Francesco perdonava agli uni, gastigava gli altri a suo senno; ma sopra ed anzi tutto ristabiliva tra la Lombardia e l’Austria le relazioni ch’eranvi prima del 1796, cioè da servitore a signore, da provincia a capitale, da minori a tutore per-