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IL CENTRO DI FIRENZE NEL 1427


Un cumulo di memorie, di ricordi, di tradizioni consacrate da secoli di esistenza, registrate nei libri, ripetute dalla viva voce del popolo, forma la storia di quell’ammasso di bruni edifìzi che costituiva il centro, il cuore della vecchia città e che oggi man mano scompare nell’eterno oblio, sagrificato ai bisogni ed all’esigenze della vita moderna.

Cadono insieme, palagi, torri, logge, chiese, case modeste, tugurj e con loro vengono a mancare tanti documenti parlanti di un passato in cui si alternano e le glorie serene e le penose vergogne; i fasti ed il lutto della patria; lo splendore dell’antico patriziato ed il rattristante squallore della miseria, il culto dell’arte ed il sentimento trasformatore.

Spariscono d’un tratto le tracce che venti secoli diversi fra loro per uomini e per costumi hanno accumulate, riunite, sovrapposte, là, in quelle fabbriche che oggi cadono rumorosamente quasi protestino colla solidità delle loro mura contro l’opera dei demolitori.

Dal fasto esuberante dei coloni romani edificatori di templi luccicanti per i marmi irradiati dal sole, all’austera e tetra severità dei repubblicani del medioevo che la fiera semplicità loro trasfondevano nei cupi palagi e nell’eccelse


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