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Il dottissimo Winkelmann da questa somiglianza di arti degli antichi Egizi e degli Italiani non ne trae che alcun popolo meriti indubbiamente l’onore di maestro, ma dice che furon create e condotte così perchè ogni popolo le apprese senza esterno soccorso essendo guidato e illuminato dalla necessità e dal piacere (Monum. ined. princ.).

Rispetto ai Tirreni, che furono potentissimi popoli d’Italia, fu divulgato ab antico che fossero oriundi di Lidia guidati qua da Tirreno figlio di Ati discendente da Ercole. Ciò scrissero Erodoto, Strabone, Plinio, Velleio Patercolo, Valerio Massimo, Appiano, Giustino e tutti i poeti latini che gli appellarono Lidi, Toschi e Tirreni promiscuamente.

È verisimile che siffatta opinione si professasse comunemente dagli Etruschi del tempo di Tiberio innanzi al quale i Sardiani lessero un documento che provava essere consanguinei degli Etruschi. Ecco le parole di Tacito che lo racconta: Sardiani decretum Etruriae recitavere, ut consanguinei; nam Tyrrhenum Sydumque Atye rege genitos, ob multitudinem divisisse gentem: Sydum patriis in terris resedisse: Tyrrheno datum novas ut conderet sedes; et ducum e nominibus indita vocabula, illis per Asiam, his in Italia (Ann., IV, 55).

Dissi che dovette essere opinione degli Etruschi, imperocchè pare che il sommo storico usurpi la parola decretum in significato di parere o sentenza, nel qual modo l’usò pure Cicerone dicendo: «Sapientia neque de se ipsa dubitare debet, neque de suis decretis» (4 Acad.), onde penso che il decreto recitato da’ Sardiani non fosse altro che un’opinione storica scritta allora dai dotti d’Etruria.