Pagina:Sull'incivilimento primitivo.pdf/14

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raferma dovette essere percorsa dall’uomo, che fermavasi a stabile dimora allorchè fortuna lo faceva imbattere in propizie contrade, così restava tuttavia vagabondo negli aridi deserti e sui gelati dirupi delle montagne. Ove erano campi ubertosi nacquero le prime agglomerazioni, si coltivò la terra; cogliendo da questa un maggior frutto si aumentarono le popolazioni, vi si formarono i villaggi; allora si ebbe la necessità della divisione del lavoro, sursero le arti ed infine si costituiva la società, la quale tanto più si inciviliva quanto più l’individuo ritrovavasi in un clima che gli desse migliori condizioni di prosperità.

Per tale causa nei paesi temperati la razza umana si accrebbe in modo straordinario; non bastarono più i campi coltivati a sostenere le immense masse di gente che prolificavano, e però vennero le emigrazioni spontanee e quelle forzate; spontanee ove erano frutto dell’accrescimento delle popolazioni soltanto, forzate ove nascevano da guerre intestine; imperocchè dalla prosperità vennero le ricchezze, dalle ricchezze i vizi, dai vizi la corruzione, dalla corruzione la guerra. Vediamo tutti i primitivi imperii crollare per invasioni esterne, ed erano emigrazioni di popoli lontani, che avevano dovuto abbandonare il proprio suolo, perchè non vi si sostentavano più, e si gettavano come famelici lupi sui primi paesi ricchi che incontravano per via.

L’uomo adunque dalla sua prima culla asiatica dovette per certo superare le ampie steppe della Meotide e le infuocate arene dell’Africa, dopo aver occupato fino all’ultimo oriente, dalle Indie al Giappone, per spingersi da un lato: dall’Arabia all’Egitto;