Pagina:Sull'incivilimento primitivo.pdf/34

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però credo opportuno rammentare la dolorosa istoria della caduta di cotesto impero titanico, il quale per una lunga e prospera tranquillità avea rassicurato sul suolo vulcanico dell’atlantica Tirrenia una numerosa popolazione, quando uno spaventoso cataclisma sommergeva l’Atlantide, staccava la Sicilia dalla Penisola; allora successivi terremoti annunziavano nuovi vulcani che sorgevano vicini ad altri da lunghi anni spenti; subissavansi le città, sparivano floride campagne e da per tutto non iscorgevasi che desolazione e lutto; così si spiega come Catone potesse scrivere la storia di 1197 città, come ci riferisce Eliano (Histor. varia), e saranno state città le più famose fra le antichissime, se potevano avere una storia, quando la storia mancava a quasi tutte le nazioni di Europa. Dei miseri che alle rovine sopravvissero, quei che erano vicini alle spiagge affidaronsi sulle navi al divo Nettuno, quelli che erano più entro terra rifugiavansi sugli Appennini abbandonando le allagate e sprofondate pianure. Tutti pieni di morte o di spavento crederonsi maledetti dai loro Iddii. Quasi contemporaneamente però un’altra maledizione piombava sulla misera Tirrenia; barbare popolazioni invadean per le Alpi e le spiagge adriatiche la superiore Italia e coll’esterminio e col ferro sospingeano per gli Appennini verso il mezzogiorno i poveri aborigeni, che non trovarono sicuro rifugio finchè non furono in Sicilia, ove si fortificarono ed imperarono, battezzati dai posteriori Greci col nome di Siculi. Così quasi nella sola Trinacria si mantenne la prisca civiltà; ed in vero ivi troviamo, nei primi tempi storici, un popolo avanzatissimo in ogni maniera di sapere, il quale