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182 EMILIO SALGARI

— Il mio wigwam è tutto a disposizione del mio fratello — disse, alzando un lembo della tenda. — Potrà riposarsi e cenare, se nessun pericolo ci minaccia.

— Nessuno per ora — rispose Nuvola Rossa. — La prateria è ormai degli uomini rossi, come l’aveva loro concessa il buon Manitou. —

Attesero un momento, perchè si diradasse il fumo che ingombrava la tenda, ardendo in mezzo ad essa il fuoco su un focolare primitivo, formato con alcuni sassi, poi entrarono, mentre la scorta restava fuori mantenendosi in arcione.

Le capanne indiane, chiamate anche logge invece di wigwam, sono tutte eguali e sono formate d’un certo numero di pertiche affilate e assai flessibili, che si dispongono prima per terra intorno ad un centro comune come i raggi d’un medesimo circolo, e che poi si rizzano tenendole inclinate.

In questo modo tutte le pertiche si uniscono alla cima, legandole con strisce di pelle.

Il perimetro conico della capanna viene poi coperto con pelli di bisonti e di cervi e pezzi di tela cuciti insieme alla meglio.

In alto si lascia un’apertura per dare sfogo al fumo, apertura sempre insufficiente e che serve a ben poco. Un europeo non potrebbe resistere là dentro, ma gl’Indiani pare che non soffrano affatto il fumo poichè ci si trovano benissimo.

In tutte le tende indiane regna un disordine impossibile a descriversi, e quello che è peggio, un puzzo che stringe la gola e che toglie il respiro.

L’indiano non ama affatto l’ordine e nemmeno lo ama la sua donna, perciò si trovano là dentro accumulati insieme armi, vestiti, quarti di selvaggina, pelli ancora rosseggianti di sangue che ammorbano l’aria già appestata dalla mancanza assoluta di pulizia personale del guerriero rosso e tanto meno della sua famiglia.

Nemmeno le tende dei sakems si trovano in migliori condizioni, quantunque siano di solito più vaste e abbiano un aspetto migliore, almeno dall’esterno, essendo formate di sole pelli di bisonte con delle stravaganti pitture rosse o nere o azzurre che vorrebbero rappresentare dei combattimenti e degli episodî di caccia.

Mano Sinistra e Nuvola Rossa si assisero presso il fuoco, su un mucchio di pelli non ancora completamente disseccate e perciò puzzolenti; poi il primo tolse da una vecchia valigia rapita molto probabilmente a qualche disgraziato emigrante, il calumet, già carico di morike, un tabacco fortissimo reso più acre da spruzzi di whisky o di gin, l’accese con solenne gravità ed aspirò un paio di boccate lanciandole a destra ed a sinistra.

Nuvola Rossa, a sua volta, fece altrettanto.

Con quell’atto potevano ormai considerarsi amici e quindi cominciare la pow-wow, ossia la discussione.