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198 EMILIO SALGARI

— I pecari!... — esclamarono i due scorridori della prateria, rabbrividendo.

Fra le alte erbe si cominciavano a udire dei grugniti, i quali diventavano sempre più acuti.

Anda!... Anda!... — gridò John.

I tre avventurieri si slanciarono a corsa sfrenata verso un terrazzo del Lago ove si vedevano sorgere parecchi grossi e frondosi alberi.

Minnehaha li aveva seguiti, balzando, coll’agilità d’una gazzella al di sopra delle alte erbe.

Pareva però che i pecari si fossero subito accorti della fuga degli uomini, poichè si erano messi a loro volta a correre, più attratti dalla curiosità che altro, non essendo affatto carnivori e nemmeno troppo pericolosi se non vengono irritati.

Ah, guai allora!... L’ostinazione che mettono quei porci nel vendicarsi è qualche cosa d’incredibile.

John, vedendo inalzarsi fra un ammasso di artensie un cedro colossale, dai cui rami pendevano dei festoni di liane, afferrò Minnehaha che gli era giunta quasi fra i piedi e la spinse in alto, dicendole:

— Su, mariuola: così non avrai da lagnarti dei visi-pallidi. —

Disgraziatamente nell’alzare le braccia, il rifle gli sfuggì dalle spalle e nel cadere a terra esplose, lanciando il proiettile attraverso le erbe.

Un urlo acutissimo, quell’urlo che i maiali lanciano quando vengono scannati od accoppati con una mazzata, aveva seguìto lo sparo.

— Corna di bisonte!... — gridò l’indian-agent. — Senza volerlo ho ammazzato una di quelle bestie!... Non ci poteva toccare di peggio!...

Harry!... Giorgio!... Salite o siete perduti!... —

I due scorridori della prateria conoscevano troppo bene le pessime abitudini dei pecari e la loro ferocia, per indugiarsi.

S’aggrapparono con un salto alle liane e si misero prontamente al sicuro sui primi rami dell’enorme cedro. L’indian-agent li aveva già preceduti dopo d’aver raccolta la carabina.

In quanto a Minnehaha non si scorgeva ormai più. Doveva essersi spinta ben in alto, dove il fogliame era foltissimo.

Era tempo! I pecari giungevano da tutte le parti, grugnendo rabbiosamente e sfondando con grande impeto, per un tratto considerevole, le artensie che si stendevano intorno alla pianta.

Le maledette bestie accorrevano per vendicare il loro compagno che la palla del gigante, per un caso disgraziato, doveva aver fulminato.

— Eccoci in un bell’impiccio!... — esclamò Harry, il quale si era accomodato sulla biforcazione d’un ramo, alto dal suolo una mezza dozzina di metri e quindi al sicuro da qualunque attacco. —