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42 EMILIO SALGARI

L’uomo bianco ormai considerava l’uomo rosso, legittimo proprietario del suolo, come un intruso destinato presto o tardi a scomparire.

In fondo non avevano torto i yankees, poichè non vi era alcun motivo di riserbare a poche centinaia di migliaia d’indiani dei territorî così vasti, che avrebbero potuto nutrire comodamente milioni e milioni di coloni.

Già sulle frontiere si era sempre combattuto, poichè l’uomo bianco non aveva usato nessun riguardo pel fratello rosso, che trattava peggio d’un popolo conquistato.

Di quando in quando delle colonne indiane, furiose di vedere avanzarsi da ogni parte il viso pallido, erigere delle fattorie e dissodare dei campi, erano piombate colla furia d’un uragano spaventoso su quegli audaci, massacrandoli sui loro posti e per di più scotennandoli, poichè ci tenevano a fare larga messe di capigliature per ornarsi i calzoneros, gli scudi, le lance, le tende.

I bianchi, di tratto in tratto, non avevano mancato di prendersi delle rivincite, gareggiando in ferocia coi loro avversarî, poichè non risparmiavano a loro volta nè le donne, nè i bambini.

Nel 1863 ecco una spaventosa levata di scudi sorprendere i pionieri. Tre nazioni, fino allora nemiche, gli Sioux, i più potenti di tutte le tribù del continente, i Chayennes e gli Arrapahoes, pure numerosi, avevano stretto un’alleanza che aveva un solo scopo: la distruzione dell’uomo bianco che aveva invaso i territorî di caccia posti al di qua dell’Arkansas.

La guerra era scoppiata come un colpo di fulmine, poichè nessuno ne era stato avvertito e le stragi erano subito cominciate con rabbia folle da parte delle colonne indiane che agivano al nord del Colorado, all’est del Kansas e sulle frontiere dell’Wyoming, dell’Utah e perfino della Nevada.

Convogli interi di emigranti, sorpresi nelle sconfinate praterie, erano stati massacrati; le corriere erano state assalite e bruciate insieme ai viaggiatori che le montavano; le fattorie arse, i campi devastati, tutto insomma era stato messo a ferro ed a fuoco da quei terribili cavalieri rossi che avevano una mobilità fantastica.

Il Governo americano, sorpreso da quello scoppio di furore che minacciava di arrestare l’emigrazione ormai non più possibile a trattenersi, aveva creduto dapprima di poterne avere facilmente ragione mandando alcune colonne di volontari, i quali invece non avevano tardato a scomparire dopo orribili combattimenti.

Solamente il colonnello Devandel, un veterano delle guerre indiane, era riuscito a sfuggire alle bande vittoriose, rifugiandosi coi suoi cinquanta uomini, che il Governo si era affrettato ad affidargli, sulle montagne del Laramie ove contava di chiudere il passo alle orde degli Sioux, in attesa che i volontari dell’Arkansas e di altri territori si organizzassero per tener testa all’uragano, che minacciava di