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SULLE FRONTIERE DEL FAR WEST 45

Poi rimbombarono due spari, due colpi di pistola a giudicarne dal poco fragore.

— Avanti, camerati!... — urlò John. — Si assassina qualcuno!... Ah, cani d’Indiani!... —

I tre cavalli, spronati vivamente, partirono al galoppo girando intorno alla macchia e si arrestarono sulle rive d’un torrentaccio, mandando dei nitriti di spavento.

In mezzo all’acqua, immerso fino alla cintola, un uomo alto, magro, lottava disperatamente contro un baribal, ossia un orso nero, il quale doveva averlo assalito mentre stava dissetandosi.

I baribal, o muskwa, come vengono chiamati dagl’Indiani, non sono così terribili come i grizly, ossia orsi grigi, i quali per ferocia tengono il primato fra tutti i plantigradi, nondimeno sono egualmente pericolosi specialmente quando sono affamati, poichè se vivono di bacche, di miele ed anche d’insetti, non sdegnano la carne umana.

Sono bestioni, d’altronde, che nessuno desidererebbe incontrare sul suo cammino: lunghi due metri, e qualche volta anche di più, alti un metro dalla spalla, col pelame tutto nero, lucente come raso.

Dotati d’una forza muscolare straordinaria, afferrano il cacciatore e gli spezzano le costole e la spina dorsale senza alcuna fatica. Hanno poi, all’occorrenza, dei denti formidabili e delle unghie, che sebbene sovente smussate, cagionano delle ferite spaventose e quasi sempre inguaribili.

L’uomo che era stato assalito, aveva gettato via le pistole, diventate ormai inutili, e si difendeva disperatamente con un lungo ed affilatissimo machete, avventando colpi disperati in tutte le direzioni.

Indietreggiava dinanzi all’incessante incalzare del gigantesco avversario il quale, ritto sulle zampe deretane, cercava di afferrarlo; e si trovava in una condizione estremamente pericolosa, anche perchè il fondo del torrentaccio doveva essere sparso di pietre.

Una caduta, ed era irremissibilmente perduto.

L’indian-agent ed i due scorridori della prateria avevano mandato tre grida altissime, con l’intendimento di richiamare su di loro l’attenzione del bestione.

Il baribal era tanto inferocito contro il disgraziato che gli aveva sparato addosso e che probabilmente lo aveva ferito più o meno gravemente, che non si era nemmeno accorto dell’arrivo dei tre cavalieri.

Udendo però quel triplice urlo volse la testa e spalancò la bocca, digrignando poscia i denti.

Con un’agilità che non si sarebbe mai supposta in quel corpaccio imbottito di grasso, balzò sulla riva del torrentaccio e galoppò, con un’audacia incredibile, contro i nuovi avversari, mandando urla feroci.

Pareva che avesse preso di mira il cavallone dell’indian-agent, poichè fu il primo ad essere assalito.