Pagina:Svevo - La coscienza di Zeno, Milano 1930.djvu/470

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— Ada m’ha detto che tu hai già pronto il denaro in tasca. L’hai qui?

Arrossii. Ma trovai subito pronta un’altra bugia che mi salvò:

— Visto che a casa tua non accettarono quel denaro, lo depositai poco fa alla Banca. Ma possiamo riaverlo quando vorremo, anche subito domattina.

Allora egli mi rimproverò di aver cambiato di parere. Se proprio io il giorno prima avevo dichiarato di non voler aspettare l’altra liquidazione per mettere in regola tutto! E qui egli ebbe uno scoppio d’ira violenta che finì col gettarlo privo di forze sul sofà! Egli avrebbe gettato fuori d’ufficio il Nilini e quegli altri agenti che lo avevano trascinato al giuoco. Oh! Giuocando egli aveva bensì intravvista la possibilità della rovina, ma mai più la soggezione a donne che non capivano niente di niente.

Andai a stringergli la mano e se lo avesse permesso lo avrei abbracciato. Non volevo nient’altro che vederlo arrivare a quella decisione. Niente più giuoco, ma il lavoro di ogni giorno!

Questo sarebbe stato il nostro avvenire e la sua indipendenza. Ora si trattava di passare quel breve duro periodo, ma poi tutto sarebbe stato facile e semplice.

Abbattuto, ma più calmo, egli poco dopo mi lasciò. Anche lui nella sua debolezza era tutto pervaso da una forte decisione.

— Ritorno da Ada! — mormorò ed ebbe un sorriso amaro, ma sicuro.

L’accompagnai fino alla porta e l’avrei accompagnato fino a casa sua se egli non avesse avuta alla porta la vettura che l’attendeva.