Pagina:Svevo - La coscienza di Zeno, Milano 1930.djvu/488

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di gratitudine. Già da lei, causa Basedow, tutto era eccessivo.

Ritornai all’ufficio ove appresi che c’era alla Borsa di nuovo un lieve accenno all’ascesa, lievissimo, ma già tale che si poteva sperare di ritrovare il giorno dopo, all’apertura, i corsi della mattina.

Dopo cena dovetti andar da Ada da solo perchè Augusta fu impedita di accompagnarmi per una indisposizione della bambina. Fui ricevuto dalla signora Malfenti che mi disse che doveva attendere a qualche lavoro in cucina e che perciò avrebbe dovuto lasciarmi solo con Ada. Poi mi confessò che Ada l’aveva pregata di lasciarla sola con me perchè voleva dirmi qualche cosa che non doveva esser sentito da altri. Prima di lasciarmi in quel salottino ove già due volte m’ero trovato con Ada, la signora Malfenti mi disse sorridendo:

— Sai, non è ancora disposta a perdonarti la tua assenza dal funerale di Guido, ma... quasi!

In quel camerino mi batteva sempre il cuore. Questa volta non per il timore di vedermi amato da chi non amavo. Da pochi istanti e solo per le parole della signora Malfenti, avevo riconosciuto di aver commessa una grave mancanza verso la memoria del povero Guido. La stessa Ada, ora che sapeva che a scusare tale mancanza le offrivo un patrimonio, non sapeva perdonarmi subito. M’ero seduto e guardavo i ritratti dei genitori di Guido. Il vecchio Cada aveva un’aria di soddisfazione che mi pareva dovuta al mio operato, mentre la madre di Guido, una donna magra vestita di un vestito dalle maniche abbondanti e un cappellino che le stava in equilibrio su una montagna di capelli, aveva