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Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/153

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146 DEGLI ANNALI

popolo a religione e divinità: qualche cosa trovarono Tullo e Anco; ma Servio Tullio fu sovrano datore di leggi da ubbidirsi ancora dai re.

XXVII. Cacciato Tarquinio, il popolo contro ai discordanti Padri molto provvide, per difender libertà e pace fermare: e si crearo i dieci: e raccolto ovunque fosse il migliore, ne furon compilate le Dodici Tavole, ove è tutta la buona ragione. Perchè le leggi dipoi, se bene alcune contro a’ ma’fattori, le più furono violente per discordie de’ nobili con la plebe, per acquistare onori non leciti, cacciare i grandi, e altri mali. Così i Gracchi, i Saturnini sollevaron la plebe: e Druso non meno, in nome del senato donando. Così furono i collegati nostri con isperanze allettati, o per contrasti beffati. Nè nella guerra d’Italia, e poi civile, si lasciò di far leggi assai, e contrarie; le quali avendo L. Silla dettatore annullate, racconce e molte più arrote, la cosa fermò; ma per poco, per li scandolosi ordini di Lepido, e poco appresso per la venduta licenza a’ tribuni di fare il popolo a lor modo ondeggiare. E già si facevano leggi, non pure in generale, ma contra particolari; e nella repubblica correttissima, leggi assaissime1.

XXVIII. Allora Gneo Pompeo nel terzo suo consolato, fatto riformator de’ costumi, e più che i peccati i rimedi suoi nocendo, e le sue leggi egli stesso guastando, quello ch’egli con l’armi difendeva, con l’armi perdè. Dipoi per venti anni fu

  1. In camera dell’infermo, quando peggiora, gli alberelli e l’ampolle moltiplicano, e l’appuzzano, e lui aggravano e finiscono.