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Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/421

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414 DEGLI ANNALI

fu accettata la scusa di Traulo Montano cavaliere, modesto giovine, bellissimo di essere stato chiamato; una notte sola giaciuto e cacciato; essendo pari in Messalina spasimo e fastidio. Salvaron la vita a Plauzio Laterano il merito grande del zio, e a Suilio Cesonino i vizi suoi, avendo servito per femmina in quel vituperoso baccano.

XLI. Messalina in tanto nel giardino allungava sua vita: componeva suoi preghi; veniva quando in isperanza, quando in collera. Tanta superbia in tanto estremo riteneva!, e se Narciso non era destro e sollecito, la morte tornava in capo a lui; perchè Claudio, tornato in casa, e con vivande straordinarie indolcito e riscaldato nel vino: „Fate intendere a quella poverella,„ così disse: „che venga domani a difendersi.„ Per questa parola vedendosi l’ira allenare, tornar l’amore, e temendosi della notte vicina e del letto. Narciso subito ordinò a’ centurioni che l’ammazzassero; così comandava l’imperadore; e Evodo liberto andasse a fare eseguire. Corre al giardino, trovala per terra stramazzata a’ piè di Lepida sua madre, che nella felicità l’abborriva, e nella miseria n’ebbe pietà: e consigliavala non aspettasse l’ammazzatore; spacciata era; pensasse a far morte onorevole. Ma in quell’animo guasto per le libidini non capea onore; duoli e pianti. Eccoti i soldati dar nella porta e abbatterla. Comparine addosso il tribuno senza parlare, e il liberto, che le disse villania da cani.

XLII. Allora conobbe la sua fortuna, e prese il ferro e tirossi alla gola e al petto invano: perchè la mano le tremò; il tribuno la trapassò di stoccata. Il corpo si donò alla madre. A Claudio, che mangiava, fu detto: Messalina esser morta; non se di