Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/222

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e, per pubbliche storsioni. Piacque a chi perdonò , che quel che fu avarizia , cambiato nome, apparisse offesa maestà; perlo cui odio allora , le leggi anche buone perivano.

LXXVIII. Prese con simile larghezza gli animi delle eiltà e province. Ispali ed Emerita, colonie, rifornì di famiglie. Tutti i Lingoni fece cittadini romani : donò le città dei Mauri alla Provincia betica ; leggi nuove alla Gappadocia e all'Affrica • più per mostra che di durata ; cose allora necessarie e scusate. Nè in que' gran pensieri gli uscì del capo il ruzzo degli amori: e fece rimettere per decreto del Senato le statue a Poppea. E credesi che, per guadagnarsi il popolo, trattasse di celebrar la memoria di Nerone. E fu chi gli rimise le statue, e gridarono alcuni giorni il popolo e i soldati, Viva Nero.xe Otone • quasi raddoppiandoli novello splendore , peritossi a proibirlo e vergognossi d' accettarlo.

LXXIX. A questa guerra civile, si voltarono tutti gli animi ; e le cose di fuori si trascuravano ; onde novemila cavalli rossolani, gente sarmata, lo verno avanti ardirono, uccise due coorti, assaltarla Mesia con grandi speranze ; e per la ferocità e successo più intesi a rubare che a combattere ; onde la legion terza coi suoi aiuti, e con tutti gli ordini per combattere , gl'investì subitamente. Sparsi e senza pensiero, e. non potendo i cavalli carichi di fardelli per quelle vie sdrucciolanti correre , erano come pecore macellati , essendo gran cosa, che il tutto podere de' Sarmati sia , come dir , fuor di loro. A piede niente vagliono ; a cavallo una torma non la terrebbe un esercito • ma quel dì, essendo molliccio e didiacciato , le loro pertiche e spadoni a due mani fur di