Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/223

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sutili ; tracollando i cavalli per lo peso degli uomini d' arme ( questi eran principi o signori coperti di piastre di ferro o duro cuoio da tutta botta, ma gettati per terra da urto di nimici, non si potevau rizzare ) ; o nella neve alta e tenera affogando ; là dove il soldato romano in corazza arrendevole , con dardi o lance , o alle mani con la spada leggieri 7 avventandosi forava lo ignudo Sarmata, che non usa scudo. Pochi avanzati alla battaglia si nascosero per le paludi; e vi periron per lo freddo e per le ferite. Quando queste cose si seppero in Roma , M. Aponio che reggeva la Mesia , ebbe la statua trionfale ; Fulvio Aurelio, Giuliano Tisio e Nimisio Lupo, Legati di legioni , le insegne Consolari ; rallegrandosi Otone e gloriandosi d' avere con sua felice guerra , e suoi capitani ed eserciti accresciuto lo Stato;

LXXX. quando da picciola cagione, onde meno s'aspettava, nacque sollevamento, che ebbe a rovinar la città. Otone ordinò che la coorte diciassette-, sima, tenuta in Ostia, venisse in Roma. Vario Crispino Tribuno pretoriano, che ebbe la cura d'armarla, per meno confusione , dormente il campo , all' una ora di notte aperse l'armeria e cominciò a caricare. L' ora fu a sospetto : la cagione presa per colpa ; e la procurata quiete levò rumore ; e vedute l'armi, venne voglia a quelli ubbriachi d' adoperarle. Sbuffano i soldati; chiamano traditori i Centurioni, come se armassero le famiglie de' Senatori contro a Otone; alcuni senza saper altro , scaldati dal vino . i peggiori per occasion di rubare , il volgo vago al solito d'innovare ; e non lasciava il buio ubbidire i migliori ; ammazzano un Tribuno, che alla sedizion sì opponeva e i più severi Centurioni; danno di piglio