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amore nell'arte 315

nella bellezza. Il bello ed il buono sembrano partecipare della stessa natura, accoppiarsi e manifestarsi a vicenda — si direbbe che il buono è il bello morale, che il bello è il buono sensibile. Bouvard stesso si era ingannato come tutti gli uomini fanno: — egli non aveva conosciuto come una forza inesplicabile li tenga spesso disgiunti, e come questa fatale contraddizione si riveli distinta e frequente più che mai nella vacua natura della donna. Per quanto poco si abbia vissuto nella società, o attinto leggieri erudimenti dall’esperienza, si avrà osservato che le favolose bellezze di ogni tempo si segnalarono per difetto di merito morale, spesso ancora per malvagità di cuore o per vizio sfrenato: — sono le bellezze mediocri quelle che annoverano i migliori caratteri di donna e i più dolci, e forse perchè il loro numero è più diffuso; ma la deformità sfugge da questi limiti, e accenna quasi sempre a bontà estrema o a malvagità estrema. Bouvard, volendo cercare una virtù, cercava una bellezza, e la rinvenne.

In una sera d’autunno egli sedeva lungo la riva del mare, in uno di quei piccoli seni deliziosi che formano qua e là le acque incavando le rupi che le cingono, e contemplava il tramonto del sole dietro le scogliere addentellate di Lacco, quando una barca venne a passare all’improvviso rasente la spiaggia. Una donna attempata sedeva a prora leggendo, e poco lungi da lei una giovane bellissima stava silenziosa meditando, cogli occhi rivolti al cielo in atto di abbandono e di rapimento mentre una mano che cadevate giù come morta pel fianco della barca, sfiorava colle dita bianchissime le onde che la cingevano come d’un mobile smaniglio di perle e d'argento. Una vela candidissima gonfia dal vento, quella luce di paradiso che si riflette dal sole nelle onde nell’ora del tramonto, e che le onde riversano a torr ent