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262 amore nell'arte

a noi non è dato di percepire, egli è però ben certo che dei grandi legami esistono tra di loro. La loro conciliazione, secondo la natura umana, ha formato la lotta di tutti i tempi, come forma la lotta dell’oggi: l’umanità tende ad equilibrarsi tra queste due grandi attrazioni, come quella che si sente dominata da entrambe, e non ignora costituirsi dalla loro azione il segreto delle sue lotte e della sua vita.

La letteratura moderna, conscia di questa verità, si è rivolta alla soluzione di un grande quesito: «idealizzare il reale;» fondere assieme queste due potenze, costringere l’immaginazione, l’idea a soffermarsi sulla realtà, ad anatomizzarla, a rivestirla de’ suoi colori, delle sue forme, delle sue seduzioni divine. Quella grande letteratura, che è la recente letteratura francese: Karr, Vittor Ugo, Girardin, e più di tutti Michelet co’ suoi libri divini dell’amore e della donna, hanno dimostrata possibile questa conciliazione, indirizzandola allo scopo dell’umana felicità. Forse la letteratura avvenire non mirerà più ad altro fine che a questo: essa arresterà lo spirito degli uomini sempre rivolto all’ideale e al fantastico per trattenerlo sui campi della realtà, ove noi dobbiamo combattere, qui e non altrove, vogliosi o non volenti, la lotta secolare della vita.


Ma la scienza ha pure rialzato in questi ultimi tempi un lembo della cortina misteriosa. Mesmer, colla scoperta del magnetismo, sembrò aver fatto un passo gigantesco su questa via. I primi fenomeni di quella scienza, arcani, oscuri, confusi, perciò accolti con quella superstiziosa credulità che affascina tutti gli uomini all’idea dell’incomprensibilo e dell’ignoto, sembrarono aver afferrato le prime fila per districare tutto quanto il segreto, fino allora inviolato, della natura umana: — la