Pagina:Tarchetti - Fosca, 1874.djvu/97

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fosca 95

— Non voglio che tu mi veda! sono sì brutta!

— Non è vero.

— Oh non adularmi così.

— La bontà ti rende bella.

(E in quel momento era forse sincero).

— Tu apprezzi questa bellezza?

— Più di tutto.

— Credi che il mio cuore è buono?

— Se lo credo!

— Come battono i cuori buoni? Li sai tu distinguere dai cattivi? Senti il mio.

Mi prese una mano e se la posò sul petto.

— E il tuo? Oh il tuo cuore!

— Esso ti ama, Fosca, ti ama.

— Come... una sorella?

— Sì, come un’affettuosa sorella.

— Ah!

— Come vuoi. Ti ama come tu vuoi. Dagli un altro nome, è sempre amore.

— Grazie, Giorgio, grazie. Io ti voleva dimenticare, sai, io era ben ingrata, era anche ben sciocca. Credere di poterti dimenticare! Voleva morire senza vederti... poi, non ho avuto la forza..., quel giorno fui così cattiva con te!

— Non dirlo, son io che fui cattivo.

— Tu no, oh no, Giorgio, tu non puoi esserlo. Egli è che la mia malattia mi rende trista; il sapere che sono brutta, che sono malata, che nessuno mi può amare... Che povera creatura son io! Non ci hai mai pensato? Non ti venne mai in mente d’immaginare quanto io debba essere infelice! Ci sono dei giorni in cui questo pensiero mi strazia, e dico a me stessa: dunque sarò sempre così sventurata? Dunque non vi sarà mai nulla per me? Mi odieranno tutti? Mi derideranno tutti? Oh Giorgio, mio