Pagina:Tartufari - Il miracolo, Roma, Romagna, 1909.djvu/300

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padrona. Bere qualche cosa? Grazie, no. Di mattina non aveva sete. Si licenziò dunque con molte belle espressioni e, nella sua impulsiva spavalderia di moschettiere disse rapidamente a Vanna, in tedesco, stringendole con forza la mano:

— Auf vieder sehen, süsses Dummerchen. A ben rivederla, dolce sciocchina.

Ella, ghiaccia per terrore, inchinò il capo senza parole.

Risalito nella carrozza, in compagnia di Bindo Ranieri, il signor professore scrisse a matita sopra un libriccino:

— Bella Italia. Orvieto. Dieci ore di fermata. Ottimo tempo. Minuti divini. Incantevole monna Vanna. Accoglienza ostile del figlio. Questo mi piace. Degno epilogo del poema. Mai più tornare. Sehr gut - e, aperto l'ombrellino da sole, cominciò a dir celie in dialetto orvietano con Bindo Ranieri.

— A che ora desideri il pranzo? - Vanna disse al figliuolo, appena furono soli, senza trovare il coraggio di avvicinarglisi.

— Quando tu vuoi - Ermanno rispose, ed evitò di guardarla.

Rimasero così in piedi, l'uno di fronte all'altra e separati dal tavolo. Il silenzio greve assunse, a poco a poco, vaste proporzioni di tragicità.

Durante l'intiera mattina, Ermanno non uscì. Di che cosa temeva? Evitò di scrutarsi a tale proposito