Pagina:Tartufari - Il miracolo, Roma, Romagna, 1909.djvu/353

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sembrava irrequieta, secondando il moto del pacato respiro.

— Dunque parlate - il vescovo disse con una sfumatura lievissima di corruccio.

Ermanno balbettò:

— Mi sia benigno, monsignor vescovo. Ho l'animo turbato; la parola mi dà sgomento.

Il viso largo del vescovo assunse espressione di rigidezza; ma il suono della voce rimase incoraggiante:

— La parola infatti è spada pericolosissima e che va usata perciò con cautele infinite; ma, tenuta in cuore, potrebbe anche uccidere i vostri migliori propositi. Io sono qua per ascoltarvi e guidarvi. Parlate.

Ermanno Monaldeschi alzò il capo e, lentamente, con accento in cui tutto lo sforzo della volontà tremava, disse:

— Io dubito, e contro il mio dubbio lotto da tre anni. Con sincerità ho voluto credere tutto, con fervore ho voluto annichilirmi....

Il vescovo, immoto e tacito, premeva con le palme i braccioli della poltrona; monsignore, pallidissimo, teneva le mani aperte abbandonate sopra i ginocchi.

Ermanno esponeva le fasi del suo martirio spirituale.

— Per meglio affermare ho voluto scrutare, per meglio stabilire la saldezza delle verità rivelate, ho voluto ricercarne le basi. Molto allora si è sgretolato....